5mila ore di assistenza in più per i neonati prematuri grazie al “robot infermiere”

robot neonatologia

E’ stato presentato alla Clinica Mangiagalli di Milano un sistema robotizzato che permetterà al personale della struttura di avere 5 mila ore in più all’anno per dedicarsi all’assistenza dei neonati e dei genitori del reparto di neonatologia.

Il campione olimpico Alex Zanardi, Presidente della Fondazione Vodafone Italia, uno dei partner coinvolti nel progetto ha introdotto con queste parole il carattere fortemente innovativo e sociale di questa iniziativa unica in Italia:  “Un bambino nasce piangendo. Qui fanno di tutto per fargli emettere quel suono, strappare la voce al silenzio e portarla al pianto, permettendo al piccolo di respirare in autonomia

“Il robot e la carezza”: in cosa consiste il progetto

Si chiama “il robot e la carezza” progetto, unico in Italia, realizzato dalla collaborazione tra fondazione Vodafone, la  fondazione Ca’ Granda Policlinico, e Aistmar Onlula. Questa importante sinergia ha permesso di ditare il reparto di Neonatologia della Clinica di un macchinario speciale del costo di 350 mila euro e del  quale esistono soltanto 10 esemplari al mondo. Il macchinario, costruiti dall’azienda italiana Health Robotics, è un vero e proprio infermiere hi-tech ed il suo lavoro è preziosissimo perché consente agli infermieri di dedicarsi ai piccoli, elargendo coccole e carezze, anche 50 volte al giorno.

Ecco come funziona il “robot infermiere”

A partire dalla prescrizione medica, il robot riempie la siringa della medicina da somministrarsi per via endovenosa ai piccoli prematuri, neonati che pesano appena 600 grammi. In questi anni è stato sviluppato un sofisticato sistema informatizzato per la gestione delle terapie farmacologiche, per prevenire gli errori di prescrizione e somministrazione.

Lo strumento è composto da un braccio robotico antropomorfo e da un software che permette di programmare il dosaggio esatto per le preparazioni da iniettare. Con questo sistema si possono preparare terapie in condizioni di assoluta sterilità e con un margine di errore di molto inferiore a quello umano. La macchina svolge il suo ruolo 24 ore su 24, curando i neonati a rischio e somministrando circa 125 mila terapie in un anno.

Queste le parole del Prof.  Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale della Fondazione Ca’ Granda Policlinico: “Ogni anno vengono effettuate nella Neonatologia della Clinica Mangiagalli circa 125.000 terapie farmacologiche. Disporre di un sistema robotizzato per la preparazione di queste terapie permette di azzerare il possibile errore umano e consente inoltre agli infermieri di utilizzare il tempo così risparmiato in pratiche assistenziali più utili“. Un connubio sofisticato e fortemente utile per curare in ogni aspetto ed al meglio non solo i neonati ma anche i genitori e la sua famiglia che in momenti di tale difficoltà possono così contare su un supporto e vicinanza maggiore ed essere maggiormente  coinvolti nell’accudimento dei figli facilitando  un ritorno a casa più sereno.

Care Unimamme cosa ne pensate? Siete d’accordo con automazione e robotizzazione di alcuni sistemi di cura?

 

(Fonte: datamanageronline)

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