Quando si diventa genitori, improvvisamente scatta una specie di “click” nel cervello per cui per i nostri figli è giusto volere il meglio. Allora facciamo attenzione a tutto:
- a ciò che mangiano,
- a come crescono,
- se i loro giocattoli sono perfettamente a norma,
- se i colori che usano per disegnare sono all’acqua per non inquinare l’ambiente, ecc.
Stranamente, o forse io la penso così, a come vestono prestiamo meno interesse: non sto parlando di abbinamenti tra maglione e gonnellina, ma sorvoliamo sui materiali che vengono utilizzati per la produzione dei loro abiti. Certo, esistono i capi realizzati con il cotone biologico: i prodotti sono molto belli, ma anche altrettanto costosi.
Ebbene, forse dovremmo passare più tempo nella scelta dei vestiti da far indossare ai nostri figli, visto il rapporto di Greenpeace intitolato “Little Monsters” che ha rilevato sostanze chimiche in manufatti di ben 25 Paesi del mondo.
I Laboratori Greenpeace dell’Università di Exter, in Gran Bretagna, hanno analizzato 82 capi d’abbigliamento e calzature di grandi marchi come:
- American Apparel
- C&A
- Disney
- GAP
- H&M
- Primark
- Uniqlo
- LiNing
- Nike
- Puma
- Burberry
prodotti tra maggio e giugno scorso. Ed ecco il risultato sconcertante: ogni brand, senza distinzione tra abbigliamento per bambini e per adulti, conteneva sostanze chimiche.
Quali? Nella guida vengono ben spiegati, e tra questi
- Pfoa,
- ftalati
- e nonilfenoli etossilati
possono interferire con l’equilibrio ormonale e avere effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale e immunitario di chi indossa questi capi.
Per non parlare del grave impatto che queste sostanze tossiche hanno sull’ambiente! E non si salva nessuno: sia i prodotti costosi sia quelli economici contengono infatti sostanze tossiche.
Oggi grandi colossi dell’abbigliamento come Zara, Mango e Valentino hanno aderito alla campagna di Greenpeace “Detox” e hanno iniziato l’eliminazione delle sostanze chimiche dalla loro filiera produttiva.
Passi in avanti li hanno compiuti anche H&M e Levis.
Purtroppo, come recita la campagna di Greenpeace, non si tratta di “una favola, ma di un brutto incubo” che riguarda tutti, non soltanto chi realizza vestiti e scarpe. Cerchiamo pertanto di essere dei consumatori intelligenti e di informarci su ciò che utilizziamo ogni giorno.
E voi unimamme? Cosa ne pensate?