Non è sempre tutto oro quello che luccica, questo antico adagio risulta quanto più appropriato alle tante “tecniche” mediche con le quali è possibile riscontrare delle eventuali intolleranze alimentari. Tanti infatti, forse troppi, i test assolutamente inutili tramite i quali si risulta intollerante a un cibo piuttosto che un altro. A metterci in guardia contro i tanti “metodi tarocchi” sul mercato ci pensa proprio la Siaaic, Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica.
Allergie e intolleranze, i test da evitare
Sempre più spesso si sente parlare di intolleranze alimentari e di allergie in genere, da alcune ricerche sembra, addirittura, che le allergie nei bambini siano in aumento, basta pensare che
- su 2 milioni di persone allergiche
- ben 600.000 sono bambini
a questi numeri poi ci sono da aggiungere anche altre
- 10 milioni di persone intolleranti a
lattosio, nichel e ad altre sostanze, alimentari e non.
La Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica che monitora tutto ciò ci mette in guardia riguardo le varie metodologie di indagine delle stesse intolleranze e allergie poiché molte di quelle alle quali ci sottoponiamo sono del tutto inutili.
Tanti gli italiani che ogni anno spendono tanti soldi per scoprire un’eventuale intolleranza alimentare o un’allergia ma come affermano dalla Siaaic «Ogni anno sono 3-4 milioni gli esami inutili eseguiti per diagnosticare ipotetiche intolleranze e allergie, con uno spreco di ben 300 milioni di euro. Il ricorso a test come quelli del capello o della forza muscolare, privi di fondamento scientifico, cresce al ritmo del 10% all’anno e rischia di non far individuare i veri pazienti».
Il presidente del Siaaic, Walter Canonica, poi aggiunge: «Purtroppo le intolleranze alimentari, confuse per di più dalla maggioranza con le allergie vere e proprie, sono ormai una moda con cui si spiegano i sintomi più disparati: chi non riesce a dimagrire spesso si convince che sia per colpa di un’intolleranza, mentre nessuna di quelle reali può far ingrassare. Orticaria acuta, sintomi gastrointestinali e anafilassi sono i segni distintivi delle allergie, ma oggi basta avere una stanchezza inspiegabile, qualche difficoltà digestiva, mal di testa, dolori alle articolazioni o altri disturbi aspecifici e non facilmente inquadrabili per autodiagnosticarsi un’intolleranza alimentare prendendo di mira un cibo quasi a caso. I danni sono molteplici: se da un lato si spendono centinaia di euro per sottoporsi a esami senza alcuna corretta validazione scientifica che hanno un costo variabile dai 90 ai 400-500 euro, proposti ampiamente attraverso i più diversi canali di vendita, dall’altro esiste anche il rischio di sottovalutare condizioni cliniche reali come un’eventuale vera allergia o una celiachia. Ne deriva che il processo diagnostico deve essere rigoroso, secondo un iter ben preciso che non può essere improvvisato».
Per poterci instradare verso le metodologie più corrette la Siaaic ha indicato i test inutili da evitare e ha stilato un vademecum utile a noi tutti grazie al quale possiamo evitare di spendere soldi inutilmente nonché un documento-guida diretto ai ristoratori affinché possano evitare rischi con i clienti allergici.