Bambini bilingui: fortunati o sfortunati?

Nel mondo della scuola e del a lavoro ci viene insegnato che conoscere una seconda lingua (se non una terza, una quarta e così via) è requisito indispensabile per fare carriera, ma chissà perché quando poi ci viene proposto di far sì che nostro figlio dedichi la sua stessa crescita ad un bilinguismo, che poi sarebbe per lui naturale, i dubbi e le paure ci assalgono.

Le vecchie credenze secondo le quali far crescere un bambino bilingue implichi uno scarso apprendimento della lingua madre sembrano infatti ancora più che in auge ma saranno affidabili?

A detta degli ultimi studi, come riportato dall’Economist, pare proprio di no. Se infatti è vero che in un primo momento il bambino potrebbe avvalersi sì di due vocabolari, ma entrambi dalla ricchezza un po’ limitata, è altrettanto vero che saranno poi gli apporti culturali ricevuti durante la crescita a colmare simili lacune.

Non esistono dunque prove certe che il bilinguismo possa avere risvolti negativi mentre quelli positivi sono ben noti e certificati: le capacità di svolgere funzioni esecutive come pianificare attività complesse e decidere le priorità sembrano infatti essere più sviluppate nei bambini bilingui proprio grazie all’esercizio mentale che comporta l’utilizzo di due idiomi.

Inoltre non mancano anche i benefici a lungo termine: sapevate infatti che da adulti i giovani cresciuti come bilingue hanno meno probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer?

Purtroppo però simili benefici paiono essere assicurati solo per quei bimbi cresciuti in un ambiente bilingue: non basta infatti farli andare sin da subito in scuole di inglese, francese, tedesco o altro e, soprattutto, non basta far avere loro rapporti solo sporadici con la seconda lingua. La furbizia dei più piccoli non va infatti sottovalutata: loro sanno benissimo quando vale la pena impegnarsi e quando invece si può lasciar correre. Se dunque per loro la seconda lingua non sarà una necessità costante, allora state pur certi che presto la lasceranno morire là dove è nata.

Certo, se escludiamo il salvavita dall’Alzheimer e le super capacità mentali, anche apprendere sin da subito una lingua a scuola non è un’opzione da disdegnare: questa forse non avrà “poteri magici” ma certo sarà un valido aiuto per la vita futura del bambino. Nulla infatti si imprime nella nostra mente come ciò che impariamo da piccoli e ottenere un inglese fluente è dunque un traguardo per cui si deve iniziare a lottare già in tenerissima età, ovviamente solo se lo si vuole raggiungere con successo.

Se dunque sognate per i vostri cuccioli una vita costellata di soddisfazioni muovetevi da subito e mettete da parte i timori più anacronistici: un po’ di inglese o francese non ha mai fatto male a nessuno.

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