Solitamente si dice che i bambini sono come delle piccole spugne capaci di assorbire nozioni dall’ambiente circostante, quasi come per magia, senza che nessuno intervenga, ma una recente ricerca scientifica denuncia che non è così semplice.
In realtà i piccoli non ricavano informazioni da qualcosa che è stata messa semplicemente lì davanti a loro, a meno che gli adulti non forniscano una spiegazione. Insomma l’apprendimento dei piccini non è così diretto come sembra, ecco perché.
Apprendimento dei bambini: non è così immediato come sembra
Il cuore dell’apprendimento dei più piccoli è la classificazione: capire che un oggetto può essere classificato è fondamentale per i bambini. Per esempio, nel caso di una mela: il bimbo sfrutterà le sue esperienze precedenti con le mele per sapere che l’oggetto che gli sta davanti è una mela e, per questo motivo, commestibile.
Sorge però spontanea una domanda: come fa un bimbo a intuire quali informazioni sono accessorie (una mela può essere verde, una rossa, ecc. ) e quali invece veritiere per l‘intera categoria mela (per esempio: che è commestibile)?
Questo è ciò che ha indagato un recente e interessante studio.
Bambini e apprendimento: uno studio
Per indagare il modo in cui i bambini apprendono queste nozioni i ricercatori sono partiti dal linguaggio che aiuta i piccoli a risolvere questo tipo di problemi. In modo particolare gli scienziati hanno testato la possibilità che i bambini siano ricettivi nei confronti degli insegnamenti degli adulti.
Se infatti un adulto sottolinea la proprietà di un oggetto a beneficio di un bimbo questi comprende che deve avere una certa importanza e che questa vale per tutti gli altri oggetti della categoria cui appartiene.
Ecco come si è svolto l‘esperimento:
- ad alcuni bambini di 4-5 anni sono stati mostrati alcune calamite
- è stato detto loro il nome, ossia magneti
successivamente sono stati fatti 3 diversi test
- nella condizione pedagogica il ricercatore ha detto: guardate, facendo vedere come la calamita tirava su delle graffette
- nella condizione intenzionale il ricercatore ha usato la calamita per tirare su delle graffette senza richiedere l’attenzione visiva del bimbo
- nella condizione accidentale lo scienziato ha finto di far cadere la calamita sulle graffette
- in tutte le condizioni il ricercatore ha alzato le graffette dicendo: “wow”
- poi ai bimbi sono stati sottoposti 16 oggetti ed è stato chiesto di stabilire quali fossero calamite e quali no, la metà erano simili a quella originaria, le altre di differenti colori, in aggiunto alcuni erano magnetici e altri no
Quindi la domanda era: quale tra i 2 aspetti sottoriportati rendeva una calamita tale?
- il colore
- la funzione
L’esperimento ha mostrato che i bambini erano molto sensibili all’insegnamento non verbale.
Quando l’adulto ha mostrato come il magnetismo sia una caratteristica della calamita e ha messo in chiaro che le sue azioni erano a beneficio del bambino allora quest’ultimo ha intuito che il magnetismo era proprio un tratto essenziale dell’oggetto.
Questo studio può fare molto per i bambini in età prescolare e i loro genitori, i bimbi infatti anche se vivono in un ambiente ricco di stimoli non imparano a meno che un adulto non si impegni a spiegargli il mondo circostante.
Come in tanti aspetti dell’educazione e formazione dei bambini, come per esempio il linguaggio i piccoli non vanno abbandonati a loro stessi, ma continuamente stimolati.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questi risultati?
Vi spingeranno a dedicare più attenzione all’apprendimento dei vostri piccoli?
Dite la vostra se vi va.
(Fonte: Real Clear Education)