Il co-sleeping è una pratica che ogni neo mamma sperimenta prima o poi, anche se magari – mentre era incinta – aveva detto che non avrebbe mai provato: “mio figlio dormirà sempre nel suo lettino, non verrà mai nel lettone!”. Una frase dettata dall’ingenuità di chi non ha mai avuto a che fare con dei neonati: quando si mette al mondo una creatura ci si rende infatti conto di quante posizioni si rivedranno perché il bambino non è più un’idea, ma una persona reale. Dopo notti particolarmente agitate, magari perché il bambino ha fame, oppure ha le coliche i genitori devono svegliarsi diverse volte. Presi dalla disperazione del sonno perso, mamma e papà decidono che dormire assieme al neonato nel lettone possa essere la giusta soluzione. Una ricerca oggi dimostra che il co-sleeping può non fare bene come si credeva.
Dormire insieme al neonato può diminuire la qualità del sonno
Sebbene il co-sleeping venga da sempre considerato come una possibilità per il ritrovare il sonno sia dei genitori sia dei neonati, uno studio recente ne ha invece evidenziato gli aspetti negativi per la salute dei bambini. La ricerca va contro quanto scritto sull’autorevole rivista Pediatrics: secondo le nuove scoperte – riportate dal Journal of Developmental & Behavioral Pediatrics – dimostra che c’è una correlazione tra il “lettone condiviso” e l’aumento di risvegli notturni e la diminuzione di periodi di sonno nei piccoli.
I ricercatori hanno infatti analizzato 55,831 mamme che hanno registrato il sonno dei loro figli a 6 mesi e poi a 18 per verificare se il co-sleeping (nello studio determinato come la condivisione del letto per almeno metà della notte) potesse influenzare le abitudini del sonno e la sua durata. Il 29% dei partecipanti ha condiviso il letto con il proprio bambino.
Ecco cosa hanno trovato i medici:
- a 6 mesi il 69.5% di tutti i bambini dello studio avevano risvegli notturni, mentre a 18 mesi la percentuale si riduce al 26.6%
- condividere però il letto a 6 mesi triplica il rischio che un neonato si svegli più frequentemente nel mezzo della notte a 18 mesi.
- maggiore è il tempo passato a letto con con i genitori, maggiore la possibiltà risvegli frequenti a 18 mesi
La ricerca cita anche l’allattamento al seno quale responsabile di ciò che i medici chiamano “ricorrenti risvegli notturni“, ma a differenza del co-sleeping l’allattamento non viene considerato negativamente connesso ai possibili risvegli del bambino quando sarà più grande.
In sostanza, la ricerca ha evidenziato che è solo il co-sleeping che deve essere riconsiderato, anche per evitare possibili incidenti e un potenziale soffocamento del piccolo.e consiglia quindi di ridurre al minimo tale pratica, per il buon sonno del bambino e conseguentemente dei genitori.
E voi unimamme cosa ne pensate del fatto di dormire con i vostri bambini?
(Fonte: sciencedaily)