Quante volte vi è capitato di sentire frasi come:
- Questo bambino non dorme mai!
- Il mio dorme come un sasso!
- Il mio si sveglia in continuazione!
- Il mio fa tutta una tirata!
- Io racconto delle favole e crolla!
- Il mio non dorme nemmeno se gli canto tutte le arie dell’ Aida!.
E chi più ne ha più ne metta…
Insomma dorme o non dorme?
E soprattutto, se non dorme che fare?
Questa domanda attanaglia le mamme di tutto il mondo soprattutto quelle che hanno più difficoltà a a far addormentare i loro bimbi e per cui il momento del sonno diventa qualcosa di molto simile ad un incubo…
Sull’argomento si è scritto di tutto, dovunque ci sono manuali e manualetti sull’argomento ma una formula unica, questo è certo, non esiste, per questo motivo vi riportiamo una delle possibilità, certe che possa in qualche modo ispirarvi.
Si chiama co-sleeping, che cos’è ?
Il termine “co-sleeping” deriva dall’inglese, è composto da due parole: co (nel senso di insieme) e sleeping (ovvero dormire).
Il co-sleeping indica quindi una pratica per cui il bebè viene fatto dormire nel lettone con i genitori.
Secondo alcuni studi dell’Università di New York, riportati dall’autorevole Rivista Pediatrics, il co-sleeping per i genitori rappresenterebbe un desiderio del tutto naturale che presenta diversi vantaggi:
- primo tra tutti i vantaggi quello della praticità: se siete nel periodo dell’ allattamento avrete il bambino vicino a voi riuscendo a gestire in modo efficace i suoi vari risvegli notturni;
- la continuità del contatto con il corpo della mamma e del papà favorisce di molto la creazione del cosiddetto bonding ovvero il legame affettivo tra il bimbo e i genitori;
- se il bambino durante la notte si è svegliato, la presenza dei genitori accanto lo rassicurerà facilitandone il rientro nel sonno;
- secondo alcuni studi i bambini che dormono con i genitori subiscono uno stress da separazione nettamente inferiore e hanno una più ampia possibilità di crescere in maniera equilibrata.
Se da una parte, quindi, i sostenitori del co-sleeping sono tanti, dall’altra numerosi sono anche i detrattori di questa pratica che sottolineano quali siano gli svantaggi:
- una certa percentuale di ansia nei genitori per cui la presenza del bambino nel lettone può causare stress per paura di fargli male
- la possibilità che, ritardando il distacco tra il bambino e i genitori, quando questo avverrà, per il bambino sarà molto traumatico;
- aumenta il rischio di SIDS ( sindrome della morte improvvisa del lattante) perchè durante il sonno si può involontariamente schiacciare o soffocare il bambino. Questo rischio è particolarmente alto nelle prime 11 settimane di vita del bambino;
- può interferire nella vita di coppia: la presenza continua del neonato nel lettone dei genitori può diventare un fattore che allontana i componenti della coppia che improvvisamente si vedono privati di una dimensione della loro intimità;
- altri studi sul sonno dei bambini dimostrano che dormire da soli per i bimbi migliora il sonno e anzi permette loro di dormire di più.
Nel caso in cui optiate per la soluzione co-sleeping è importante applicare delle regole per la sicurezza delvostro bimbo, ad esempio:
- non fumare nella stanza in cui si dorme;
- non praticarlo se avete un materasso ad acqua;
- non praticarlo se uno dei genitori assume droga o alcol oppure stia facendo delle cure con farmaci che inducono la sonnolenza.
Se l’opzione co-sleeping non fa al caso vostro ci sono sempre delle soluzioni differenti come ad esempio il side-bed ovvero la pratica di posizionare un lettino separato molto vicino a quello dei genitori che permetta loro di occuparsi del bimbo tempestivamente ma senza condividere fisicamente il letto.
In alcuni casi, tuttavia, permettere al bambino, se è malato, se è scosso emotivamente, di dormire con voi potrebbe essere risolutivo per aiutarlo ad attraversare emozioni e sensazioni che ancora non conosce, col supporto della vicinanza della mamma e del papà.
Insomma, scegliete: per voi, co-sleeping sì oppure no?