Unimamme, forse ancora non lo sapevate, ma anche i papà soffrono di una sorta di depressione post partum.
A fare questa scoperta sono stati alcuni ricercatori dell’università di Oxford. Secondo loro infatti agli uomini viene spesso delegato il compito di portare a casa i soldi, creando un’insostenibile pressione finanziaria per poi privarli di momenti importanti con il bambino.
Neo papà in crisi: quali i motivi?
Come risultato di tutto ciò il 10% dei neo papà sperimenta la depressione 6 mesi dopo la nascita del figlio, con lo scarso supporto di professionisti.
La dottoressa Anna Machin, del dipartimento di Psicologia sperimentale dell’Università di Oxford, ha intervistato 15 papà per un periodo di 8 mesi, e cominciare dai primi momenti dopo la nascita del figlio.
Inizialmente tutti erano molto ottimisti ma 6 di loro dopo 6 mesi presentavano già sintomi di depressione.
“I papà vorrebbero essere coinvolti nella cura dei bambini, ma si scontrano con la necessità di provvedere alla famiglia e quello di stare a casa” sottolinea la Machin.
Oltretutto avere un bimbo può mettere in pericolo una relazione, soprattutto se la coppia non lavora come una squadra.
Le mamme, rimarca la Machin, a loro volta, sono colpevoli di praticare una sorta di ostruzionismo materno perché a volte si vedono come la principale fonte di cura per il figlio. Non autorizzano il papà a prendersi cura del bimbo.
Bisogna aggiungere poi che i padri ci mettono di più a legare coi bimbi perché non hanno il vantaggio biochimico della gravidanza e dell’allattamento.
Se dunque i papà trovano ostacoli nel prendersi cura del proprio bimbo questo può danneggiare lo stabilirsi di un legame. I papà possono sentirsi rifiutati.
Mentre alcuni prendono un congedo più lungo altri ritengono insostenibile prolungare i giorni normalmente concessi.
Quello che è emerso dallo studio è che i padri, a dispetto dei tempi moderni, si trovano imbrigliati in strutture tradizionali dove le mamme allevano i bambini e gli uomini portano a casa i soldi.
Alcuni partecipanti ai test hanno osservato che questa antiquata suddivisione dei ruoli deriva dall’atteggiamento generale della società.
Dai mezzi di comunicazione dal governo proviene invece il messaggio che i padri dovrebbero essere coinvolti nella cura dei loro bambini.
All’interno del campione considerato, dei 15 papà coinvolti:
- tutti avevano buoni lavori
- avevano relazioni stabili
- 5 mostravano segni di una moderata depressione 2 settimane dopo la nascita
- 1 mostrava segni di moderata – grave depressione dopo 6 mesi
Uno dei padri interrogati ha dichiarato che si sentiva il baby blues perché il bimbo piangeva ogni volta che provava e tirarlo su.
Un altro invece di cui la moglie si è ammalata poco dopo il parto ha maturato la depressione perché affermava di sentire troppa pressione per il fatto di doversi occupare di mamma e figlio.
Manchin conclude dichiarando che i padri spesso non ricevono la giusta assistenza sanitaria perché gli operatori si concentrano su mamme e bambini.
Unimamme, come nel caso dell’aborto spontaneo anche gli uomini soffrono come le donne a causa di una situazione di malessere dopo la nascita del bebè.
Come suggerisce la Manchin gli operatori del settore e tutti dovrebbero dimostrarsi più solerti e sensibili nei loro confronti.
Cosa ne pensate?
Voi e vostro marito come vi siete organizzati nella distribuzione dei ruoli dopo la nascita dei bambini?
(Fonte: Daily Mail.co.uk)