Sono mamma da quasi due anni, ma il cammino dopo che lo sono diventata (almeno formalmente dopo il parto) non è stato per niente semplice: ero infarcita di frasi preconfezionate sulla maternità e mi aspettavo che avrei provato immediatamente un amore smisurato per mia figlia. Così non è stato, così come non è stato facile prendermi cura di lei i primi mesi. Purtroppo il malessere non cessava – ogni giorno piangevo, avevo l’ansia, volevo solo tornare alla mia vita di prima – e così ho deciso di chiedere aiuto. Mi sono ammalata di depressione post partum: l’unica via per poterne uscire era quella di affidarmi ad un professionista serie e così ho iniziato la terapia, che sta andando avanti ancora oggi che sono agli sgoccioli della mia seconda gravidanza.
Depressione post partum: la rete aiuta a superare il tabù
Mi sembrava impossibile che ovunque mi girassi nessuno mi potesse dire: “E’ come mi sento io!”. Tanti madri con cui ho parlato – molte di loro amiche – non mi hanno mai detto che anche loro avevano attraversato dei momenti di difficoltà dopo la nascita dei bambini. La frase standard che mi sentivo ripetere era: “Sono un po’ stanca, ma tanto felice!”.
Allora ero io quella sbagliata? No, che non lo ero. Semplicemente ho trovato il coraggio di dire la verità: per me la maternità non era la cosa più bella della vita, anzi ne sentivo tutto il peso. Per questo quando ci si ammala non si può guarire da sole: la depressione è una malattia e come tale va curata. Non si è pazze o cattive madri. Si è spesso lasciate sole con il cliché della madre perfetta che tutto può e tutto sa e che eventualmente può risolvere tutto con l’istinto materno (ma che roba è?). Il fatto che poi le persone attorno a noi non siano preparate a non vederti gioire per una nuova vita, fa sentire ancora peggio. Eppure io ce l’ho fatta. Sono guarita. E Paola è l’amore assoluto.
Personalmente ho deciso di fare qualcosa. Ho fondato un sito che si chiama www.post-partum.it in cui racconto la mia storia, ma non solo: ci sono interviste ad altre mamme che raccontano il proprio vissuto di maternità, ma anche ad operatori – psicologi ed associazioni – che lavorano con donne che si trovano in difficoltà.
Ho voluto dare uno sguardo “da mamma a mamma” perché spesso si ha difficoltà a reperire le informazioni: io stessa ho partorito in un grosso ospedale di Milano, ma nessuno mi aveva detto dove trovare gli indirizzi utili per chiedere aiuto. Tutto questo nel mio sito c’è. Vuole essere uno spazio in cui si parla di maternità senza filtro e un cantuccio in cui leggere ciò che magari non si trova sulle vie ufficiali.
E’ un lavoro entusiasmante perché mi permette di parlare con tante mamme e soprattutto di farle sentire meno sole: ricordiamo che ogni anno in Italia vengono colpite da dpp tra l’8 e il 12% delle donne, secondo il Ministero della Salute. Eppure c’è ancora tanto da fare. Ed è la rete che viene in aiuto: personalmente ho trovato molte storie e molta solidarietà proprio da persone che non conoscevo e che mi hanno regalato le loro storie.
Bisognerebbe muoversi di più, a cominciare dai percorsi di accompagnamento alla nascita. E’ sul terreno preventivo che bisogna investire per evitare di trovare madri in crisi dopo il parto. E ottenere maggiore sostegno all’allattamento una volta a casa, durante il puerperio tramite visite domiciliari gratuite.
Io mi impegnerò affinché questo accada. E voi unimamme cosa ne pensate?