Daniele Novara, noto pedagogista, fondatore e direttore del CPP-Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, cerca di spiegare al magazine Vita una volta per tutte un tema caldo come quello dell’educazione sessuale.
Un argomento davvero difficile, visto che oggi molto spesso la sessualità e il corpo esibito vengono visti come un valore per attirare più commenti e più “mi piace” sui vari social.
Se proprio devo dire la mia, non possiamo pretendere che i nostri figli imparino qualcosa se anche noi siamo i primi che andiamo a commentare o a postare foto in pose ammiccanti, come fa per esempio Belen.
E proprio Belen è stata al centro di un dibattito nei giorni scorsi per aver postato una foto in cui baciava sulla bocca suo figlio: “È un reato, stop. Invece no, quella foto ha suscitato un dibattito, con genitori che dicevano “sì, fa bene, lo faccio anche io, che male c’è?”. Io francamente sono rimasto sbigottito dal fatto che ci sia stato dibattito. Oggi il primo problema è evitare di mettere i figli in situazioni di ambiguità, come genitori” ha detto Novara.
L’intervista a Novara è stata fatta in previsione della conferenza che si terrà il prossimo 6 febbraio all’Auditorium Don Bosco a Milano dal titolo “Il ruolo dei genitori nell’educazione sessuale dei propri figli”, con, oltre a Daniele Novara, Silvia Vegetti Finzi, una psicologa clinica e scrittrice.
Educazione sessuale: no ai genitori amici
Secondo Novara il primo problema – nonché grosso equivoco – è che con i figli non bisogna parlare di educazione sessuale, bisogna dare degli esempi: “Non è questione di parole ma di ciò che facciamo in famiglia, con i figli, ciò che legittimiamo, ciò che consentiamo. Bisogna seguire le fasi psicoevolutive della sessualità del bambino: nei primi tre anni non esistono confini particolari, ma dal quarto anno di vita sì, occorre stabilire confini. Significa ad esempio che se a 3 anni il bambino si vuole fidanzare con la mamma, non va assecondato“.
Questo non significa che l’argomento non vada affrontato, ma che ci debba essere un tempo per tutto: per razionalizzare come avviene ad esempio il concepimento, non si può parlare a bimbi troppo piccoli di “semini” o “uova” perché con bambini troppo piccoli ciò non ha senso secondo Novara. Quindi anche comprare libri che parlino dell’argomento al di sotto dei 10 anni è solo una perdita di denaro: “Le case editrici devono vendere libri e per vendere dicono che devi parlarne a tre anni e i genitori ci cascano pure” aggiunge.
La fascia più a rischio rimane comunque quella dei preadolescenti, soprattutto le ragazze: “A 13-14 anni si è molto piccoli per un rapporto sessuale. Quindi anche qui non è questione di parole, tu genitore devi evitare di mettere ragazzini in situazioni di rischio, evitare che si creino le condizioni perché accada qualcosa che è – non lo dico ovviamente per moralismo – un anticipare i tempi. Lo dico chiaramente, una figlia di 13 anni non può andare di notte in discoteca, così come non può avere in mano uno smartphone con accesso libero a internet“.
Novara sostiene che non si debba parlare di educazione sessuale con i figli, pensando che è meglio che lo facciano in casa piuttosto che altrove: “I genitori di oggi sono molto convinti che la cosa importante sia il dialogo con i figli, ma da pedagogista devo dirvi che la cosa importante sono i paletti. I genitori devono fare le mosse giuste, poi i figli parleranno o no, saranno introversi o estroversi, ma questo non cambia nulla rispetto all’educazione. L’autodeterminazione dei figli deve stare entro dei paletti, perché è questo che consente ai ragazzi di attivare le loro risorse, altrimenti non si creano le autonomie giuste“.
No a genitori iperprotettivi, sempre addosso ai figli, pensando che se sono loro amici allora sono nel giusto. In questo dovrebbe aiutare anche un po’ la scuola, organizzando dei corsi di educazione sessuale, che però sono pochi e quando si fanno i ragazzi sono già in terza media, mentre andrebbero fatti molto prima, sempre considerando l’età.
E voi unimamme cosa ne pensate?