In Italia è, da molti anni, tempo di revisione dei conti. Si controllano bilanci e operato di numerosi settori della gestione sociale dello Stato, cercando eventuali buchi per sanare perdite e tirare su il bilancio.
Esiste però un ambito in cui è difficile fare chiarezza, quello della gestione dei bambini che, confusionario e intricato, è di difficile comprensione. Vincenzo Spadafora, primo Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha cercato di fare chiarezza con il report “DisOrdiniamo!”.
Nei quattro anni del suo mandato, Spadafora si è sentito molto spesso chiedere delucidazioni in questo ambito: a quanto ammontano le spese dello Stato Italiano destinate all’infanzia e a chi sono destinate. Alla fine del suo mandato ha deciso di riunire tutte le sue considerazioni nei quattro anni trascorsi, per realizzare una fotografia delle istituzioni centrali e delle risorse nazionali dedicate all’infanzia e all’adolescenza.
Infanzia e adolescenza: la situazione generale
L’Ex Garante, infatti, afferma nell’introduzione del report: “Si tratta di un primo passo, propedeutico alla realizzazione di ulteriori approfondimenti. E’ infatti importante porsi l’obiettivo di monitorare le risorse e le strutture; evidenziare, con un’analisi dettagliata, se c’è corrispondenza tra i luoghi delle decisioni sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza e i luoghi dove vengono allocate le risorse economiche indirizzate all’infanzia e all’adolescenza; valutare se queste siano sufficienti, o se debbano essere meglio destinate, piuttosto che meglio gestite”.
Come primo passo non è assolutamente poco. Ha comunicato, infatti, che in Italia esistono 229 attori istituzionali che si occupano di infanzia, ma su questi attori non c’è alcun coordinamento.
Dichiara inoltre che la spesa diretta nazionale per bambino è di 398 euro e che la scuola assorbe il 44% delle risorse mentre le famiglie solamente l’1%.
Quello che risulta da questa analisi è una situazione estremamente frammentata, priva di una qualsiasi pianificazione efficace. Proviamo però ad approfondire questo documento così importante.
Il primo elemento che emerge è sicuramente l’assenza di comunicazione e connessione tra le diverse Amministrazioni. Questo porta a gravi ripercussioni nella gestione diretta delle singole situazioni. Senza comunicazioni, il rischio è che si sovrappongano tra di loro, perdendo di efficacia, portando a una dispersione delle risorse umane e di quelle economiche. In un sistema così frammentato, suddiviso in numerosi enti, ognuno con ambiti e ruoli differenti, costringe “a procedure e percorsi faticosi nei quali il cittadino, soprattutto se minorenne, fa difficoltà ad orientarsi, rischiando di vedere impedita, di fatto, la soddisfazione dei suoi diritti”.
Spadafora prosegue consigliando di modificare l’attuale sistema, ispirandoci al modello di governance fondato sui principi della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, così da avere una semplificazione delle strutture e dei relativi sistemi, partendo innanzitutto dall’istituzione di una “struttura operativa centrale (es. dipartimento) che sulla base delle strategie individuate dal livello politico abbia il compito di coordinare le azioni di tutti gli organismi che si occupano di infanzia e adolescenza e di programmare e attribuire le necessarie risorse economico-finanziarie”.
Approfondiamo ora il capitolo delicato delle spese.