In questi ultimi giorni è scattato l’allarme sulla pericolosità di alcuni alimenti, presenti sulle tavole di molti italiani; la carne rossa con molta probabilità è cancerogena e gli insaccati (la carne lavorata come la salsiccia, il salame e il prosciutto) sicuramente lo sono, parola dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro (IARC), che fa parte per l’appunto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Questa comunicazione ci è giunta dall’Agenzia in questione, dopo un un incontro che gli esperti dello IARC hanno avuto con 22 scienziati, provenienti da dieci nazioni, avvenuto in quel di Lione, Francia. E tra gli interventi sul palco degli addetti, una pausa caffè e un pranzo (supponiamo esclusivamente a base di frutta e verdura) è emerso che le carni rosse probabilmente sono cancerogene, invece bisogna fuggire a gambe levate di fronte agli insaccati. Non ci possiamo più lasciare indurre in tentazione da un antipasto all’italiana, rifiutare sdegnosamente le provocazioni di una salumeria, boicottare la sagra del culatello.
Sbirciando sul sito ufficiale dello IARC si può trovare il comunicato stampa, correlato ad una lista di dieci domande con le rispettive risposte, che non lascia spazio a dubbi: un wurstel mimetizzato nei crauti è come un colpo di pistola.
E si trova anche una classificazione:
- gli insaccati fanno parte del gruppo 1A, tale categoria sta a rappresentare una classificazione basata su una quantità di studi e ricerche sufficienti a fornire supporto alle ipotesi di partenza, in questo caso se gli insaccati sono cancerogeni;
- le carni rosse, invece, fanno parte del gruppo 2A, ossia la classificazione si basa su un campione di studi non sufficiente a dare un responso definitivo e dimostrano associazioni positive tra il mangiare bistecche e lo sviluppo del cancro, ma non si possono escludere altre spiegazioni da addurre all’insorgere del terribile male.
Per carni rosse si intendono tutte quelle carni ricavate dal muscolo di un mammifero: manzo, vitello, agnello, capra, cavallo, maiale e financo il montone.
Per carne lavorata si intende la carne trasformata attraverso processi di salatura, affumicatura, stagionatura, fermentazione e altri procedimenti utili a migliorare il sapore e la conservazione delle carni.
Gli esperti dello IARC, prima di diffondere questi dati, ha vagliato oltre 800 studi che hanno indagato le sinergie di una dozzina di tipi di cancro e il consumo di carne, rossa o lavorata, in molti Stati e popolazioni con diete diverse.
La correlazione più forte tra tumore e carne si evince con il rischio del cancro al colon rettale, ma ci sono prove anche con forme tumorali al pancreas e alla prostata: 34mila morti per cancro ogni anno sono da attribuire a diete ricche di carni lavorate.
Insomma l’ennesimo allarme sulla salute va a colpire uno dei pilastri della cucina nostrana. Non discutiamo il valore della ricerca e l’autorevolezza degli esperti e degli scienziati, non neghiamo che un abuso di salsiccette e corallina, oltre che a intasare le arterie, possa essere causa di tumori. Ma parliamo di eccessi e, come tutti gli abusi, si rischiano effetti collaterali. Mangiare troppi dolci, strafogarsi di carboidrati, ingurgitare montagne di fritti, bere bibite gasate e succhi di frutta confezionati, esagerare con i lieviti, assumere quotidianamente birra, riempirsi lo stomaco di latticini e via dicendo ci può condurre direttamente alla tomba, o in un’urna cineraria. Il metro che ci deve accompagnare deve essere il buon senso, non lasciarsi andare a soluzioni drastiche e allarmismi.
Cari Unigenitori, dopo una settimana a base di verdure cotte al vapore, di yogurt al bifidus attivo e acqua diuretica possiamo mangiarci una bistecca al sangue e un paio di fettine di prosciutto di Norcia, senza dover darsi alla fuga.
Siete d’accordo?