Nel rapporto “Nessun luogo sicuro per i bambini dello Yemen” di Save the Children, sul conflitto che da marzo 2015 sta martoriando il paese e del quale si parla pochissimo, risulta che 3 bambini rimangono uccisi ogni giorno nello Stato yemenita a causa delle armi esplosive.
Il rapporto riconduce le morti proprio all’utilizzo, anche nelle zone abitate dai civili, delle armi esplosive a largo raggio. Attacchi aerei, perpetrati quotidianamente, hanno impatti devastanti sulle vite dei più innocenti. Si stimano 1500 bambini, tra feriti e uccisi. Lo Yemen è secondo solo alla Siria in quanto alle vittime a causa delle armi esplosive.
L’allarme che lancia Edward Santiago, direttore di Save the Children nello Yemen, è di quelli strazianti.
Le armi esplosive hanno un impatto devastante su più fronti: i più esposti sono i bambini che, proprio perché piccoli fisicamente, subiscono lesioni particolari che richiedono interventi chirurgici molto difficili, e quindi c’è la necessità di specialisti in ambito pediatrico.
Le armi esplosive danneggiano anche le strutture ospedaliere, in alcuni casi completamente rase al suolo. Inoltre, mancano molte attrezzature mediche, scarseggia il carburante per far funzionare le strutture adeguatamente. In ultimo, a causa del blocco di fatto delle importazioni e delle restrizioni all’accesso umanitario, ci sono grandissime difficolta’ nel far funzionare correttamente le strutture ospedaliere.
Il dramma di questo conflitto si legge nei numeri:
- sono 14milioni le persone, nello Yemen, che non hanno la possibilità di ricevere vaccinazioni e cure antibiotiche, con il concreto rischio di perdere la vita per via di malattie prevenibili come la polmonite.
- sono 600 gli ospedali chiusi, perché danneggiati o per mancanza di forniture mediche e di personale ospedaliero in grado di mandare avanti la struttura.
Nel report di Save the Children vengono raccolte le testimonianze di molti bambini, come quella del quindicenne Zaid che ha perso suo fratello mentre stava giocando in strada, ucciso da un attacco aereo. Zaid racconta: “Appena ho sentito l’esplosione sono uscito di casa e ho visto delle persone in piedi davanti a dei feriti e poi ho visto mio fratello disteso a terra, con il corpo bruciato e senza più un braccio. Prima di quel momento non avevo paura, ma da allora resto sempre in casa, perché ho il terrore di scendere in strada”.
Poi c’è storia di Mohammed, 10 anni: “Stavo giocando in strada e uno dei miei amici ha trovato una cosa strana per terra, l’ha presa e mentre ci stava giocando ha cominciato a sparare e pochi secondi dopo è esplosa. Eravamo tutti feriti e le persone che erano lì ci hanno portati in ospedale. Solo dopo ho saputo che tre dei miei amici erano morti e tra di loro anche il mio migliore amico. Sono stato in ospedale tanto tempo perché ho dovuto subire molte operazioni. Adesso odio tutti coloro che usano le armi”
Il pericolo è doppio, quindi, non solo gli attacchi ma anche le armi che rimangono a terra inesplose diventano un ulteriore problema.
Save the Children ha avviato un‘attività di sminamento sul territorio, attraverso il partner Yemac, nel sud dello Yemen, e anche un programma di sensibilizzazione alle famiglie e ai bambini sui pericoli delle armi inesplose.
Un vero dramma per i bambini che non possiamo ignorare.
E voi unigenitori, sapevate tutto ciò? Possibile che non si faccia nulla per salvare bambini e civili? Amnesty a tale riguardo ha lanciato una petizione in cui chiede al Governo italiano e agli altri paesi che “armano” il conflitto di non inviare più armi in Yemen. La firmerete?