Secondo le ultime statistiche rilevate attraverso il rapporto Cedap, che analizza i Certificati di assistenza al parto, solo lo 0,1% dei bimbi italiani su 540 l’anno nasce con parto in casa, una netta differenza rispetto all’Olanda dove alle donne incinte arriva direttamente a casa una scatola con tutto l’occorrente.
A tutte le nostre “cugine” olandesi, un mese prima del parto, viene recapitato a casa un kit per poter partorire in casa, mentre da noi dare alla luce il proprio bimbo tra le mura domestiche è l’eccezione, lì invece è una consuetudine ben radicata.
Il kit contiene:
- lenzuola di plastica
- pannolini
- gel disinfettante per le mani
- assorbenti materni
- detersivo delicato per i panni
- ovatta
- un pupazzo bianco per il piccino con una luce
La scatola arriva a tutte coloro che possiedono un’assicurazione sanitaria, che è obbligatoria per chi vive in questo Paese (costa circa 70-80 Euro al mese). Se poi, per qualsiasi motivo si decide di partorire in ospedale, il pacco viene donato a una Onlus che opera in Africa.
In Olanda 1 parto su 3 avviene in casa dove una puericultrice, un’ostetrica e un operatore sanitario che si occupa del piccolo da 0 a 6 anni, aiutano la mamma durante il parto e nei giorni successivi.
La grande protagonista qui è l’ostetrica che segue la neo mamma a ogni passo. Il sistema sanitario olandese quindi punta a rendere il parto il meno medicalizzato possibile, se anche la mamma decide per l’ospedale poi potrà essere dimessa dopo solo 6 ore.
Marta Campiotti, presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità sostiene però che in Italia i parti in casa siano 1000 ogni anno.
Lei stessa prosegue dichiarando: “se la donna è in buona salute con un parto a termine e una gravidanza senza problemi il parto a casa non ha nessuna controindicazione. Il trasferiamo in ospedale accade solo nel 20% dei casi di chi partorisce a casa, in 30 anni di esperienza ho assistito solo a tre emergenze”.
In Olanda sono molto più spartani, la rete è più funzionale e meno sensibile ad alcune “comodità” a cui noi italiani siamo abituati.
L’atteggiamento delle donne verso il parto inoltre è diverso, in questo Paese, per esempio, si è molto diffuso il libro dell’ostetrica May Gaskin: Spiritual Midwifery, un punto di riferimento imprescindibile per chi desideri un parto senza assistenza medica.
E ancora la Campiotti sottolinea come l’Italia sia passata all’ospedalizzazione di massa solo negli anni Cinquanta e Sessanta, insieme al crollo della figura dell’ostetrica che invece è cardinale in Olanda.
Ma chi può davvero partorire in casa in sicurezza?
Secondo le Linee Guida per l’Assistenza al parto a domicilio dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, solo le donne ” a basso rischio”:
- devono arrivare al termine della gravidanza in buona salute (con una pressione normale e un’anemia fisiologica)
- il bambino deve essere cresciuto bene e con presentazione cefalica
Le ostetriche poi devono operare sempre in 2 e l’ospedale non deve distare più di 30-40 minuti.
Unimamme, sentito come si comportano in Olanda? Voi avete mai preso in considerazione questa opportunità?
Dite la vostra se vi va.
(Fonte: Eticamente.it/Androkos.com)