Tatiana Bucci, insieme a sua sorella Andra, è una delle poche sopravvissute ad Auschwitz di origine italiana che possa testimoniare l’orrore dei campi di sterminio nazisti.
Nel giorno in cui cade il 70°esimo anniversario della liberazione di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche non si può fare a meno di ricordare, attraverso le parole dei sopravvissuti ancora in vita il periodo più buio della storia europea: l’Olocausto.
Tatiana Bucci, salvatasi miracolosamente insieme alla sorella Andra, finì nel più noto campo di concentramento tedesco insieme a tutta la sua famiglia il 4 aprile del 1944 a causa di una soffiata dopo che lei e la sua famiglia si erano rifugiati a Fiume. A quel tempo infatti denunciare un ebreo, adulto o bambino, fruttava un bel po’ di denaro.
Lei e la sua famiglia, tra cui genitori, zie, nonna e il cuginetto Sergio della sua stessa età, vennero caricati su carri bestiame e trasportati nel lager nazista dove le due sorelle, che avevano cappottini simili, vennero scambiate per gemelle nonostante i due anni di differenza finendo quindi nella sezione speciale Kinderblock, gestita da Mengele, medico nazista noto per le sperimentazioni sui gemelli.
Tatiana e Andra erano “merce” importante per il dottor Morte, che conduceva esperimenti sui piccoli ebrei in una capanna di legno che ora non esiste più.
“Per loro eravamo soggetti interessanti anche perché eravamo figlie di un uomo cattolico e di una donna ebrea, avevamo “sangue misto”” racconta Tatiana in un’intervista a Repubblica rievocando quel periodo.
Lei e sua sorella riuscirono a sopravvivere grazie al consiglio di una donna che si occupava della baracca dei bambini e che, avendole prese in simpatia, disse loro di non farsi mai avanti quando radunavano tutti i piccoli.
“Se vi radunano tutti insieme in fila e vi dicono: chi vuole rivedere la mamma faccia un passo avanti, te e tua sorella non vi dovete muovere. Ricordatevelo“ rammenta Tatiana che era nel Kinderblock insieme ad Andra e al cuginetto Sergio il quale, purtroppo, non ebbe la stessa fortuna delle sorelline e compì il passo fatale che lo portò alla morte dopo essere stato torturato da Mengele.
Sergio fa parte dei 200 mila bambini uccisi ad Auschwitz dalla follia nazista, così come ne è stata vittima anche la mamma di Tatiana e Andra, di cui la donna conserva il ricordo delle sue ultime raccomandazioni prima che quest’ultima venisse inviata in una camera a gas insieme alla nonna.
“Mia madre, prima che sparisse, ogni tanto riusciva a venirci a trovare e ci diceva sempre di ricordare il nostro nome, non dovevamo mai dimenticarlo. E questo ci aiutò molto per ritrovare qualcuno dei nostri parenti dopo la liberazione, mentre tantissimi sopravvissuti non ricordavano più nemmeno come si chiamassero. E non dimentico il secchio per i bisogni dentro il carro merci e i corpi di tante persone che vedevo ammonticchiati ai bordi del campo dove vivevamo. Atrocità”.
Ora, a distanza di anni, dopo essersi ricostruita una vita in Belgio, Tatiana è impegnata a tener vivo il ricordo di quello che accadde accompagnando gli studenti in occasione dei viaggi organizzati dalle scuole, come quest’anno.
Ma mentre il mondo si concede il Giorno della Memoria, ogni 27 gennaio, per ricordare l’eccidio di 6 milioni di ebrei, nuove nubi, come i recenti fatti di Parigi, con la strage a Charlie Hebdo e quella al supermercato ebraico si addensano risvegliando fantasmi del passato.
“Credo fermamente una cosa: non credo che ci potrà mai più essere un’altra Shoah, quello no, però di nuovo bisogna alzare bene la guardia e soprattutto ora chiedere più sostegno e impegno all’Islam moderato, non può limitarsi a dire che non c’entra niente con chi ha ucciso persone inermi” dichiara convinta Tatiana che però non potrà mai dimenticare lo sterminio della sua famiglia ad opera del popolo tedesco con il quale si è riconciliata solo ultimamente.
Ed è questa donna incredibile, che oggi si sente cittadina europea e “minacciata” quanto tutti gli altri dal terrorismo e che non ha nessuna intenzione di lasciare casa sua per trasferirsi in Israele, a invitarci ad alzare la guardia e a guardarci dal pericolo di intolleranza e fanatismo, di cui troppi, veramente troppi, hanno già fatto le spese.
Invece, chi volesse conoscere la storia di una vera eroina che durante la Seconda Guerra Mondiale è riuscita a salvare 2500 bambini ebrei dai campi di concentramento può leggere la storia di Irena Sendler, una straordinaria donna polacca.