Parlare di autismo, delle cause che potrebbero scatenare la malattia, della necessità di sostegno, delle difficoltà che costellano questo mondo. Ce ne siamo occupati diverse volte ma oggi la notizia arriva da una ricerca della Clarkson University e potrebbe dare un sostegno importante nella diagnosi.
Disturbi dello spettro autistico attualmente colpiscono uno su 68 bambini negli Stati Uniti, e questo numero continua a salire ovunque, non solo negli States. La diagnosi viene attualmente effettuata sulla base di osservazioni comportamentali, e sin ora non esiste nessun test biologico.
E vicina la nascita del primo test biologico per diagnosticare l’autismo?
I ricercatori della Clarckson University, hanno adottato come “biomarcatori” le proteine presenti nella saliva di bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni. Per biomarcatore si intende una sostanza utilizzata quale indicatore di un particolare stato biologico, ebbene questo metodo ha permesso loro di scoprire che:
- i livelli di proteine nella saliva dei minori con disturbo dello spettro autistico sono diversi da quelli che non presentano questa disabilità dello sviluppo.
E’ stata dimostrato che esistono:
- 9 proteine con concentrazione significativamente elevate nella saliva delle persone con autismo;
- 3 proteine i cui livelli sono più bassi o addirittura assenti nelle persone con autismo.
“Abbiamo trovato alcune proteine interessanti che sono diversi dai bambini con autismo rispetto ai controlli, e credo che la prossima tappa dovrà essere quella di aumentare il pool di campioni per confermare ulteriormente questi risultati” – ha detto il Dott. Armand Gatien Ngounou Wetie.
Lo studio è apparso nel 27 gennaio della rivista Autism Research e, sebbene abbia bisogno di ulteriori approfondimenti e test, ha aperto ottime speranze e possibilità affinché la strada dell’analisi biologica della saliva possa essere approfondita al fine di realizzare un test utile alla diagnosi precoce e che possa contribuire ad indirizzare al meglio i genitori.
Care Unimamme, gli studi indicano che prima si interviene sui piccoli autistici con terapie specifiche e migliori saranno gli esiti che si avranno in futuro. Un test biologigo e non invasivo che può essere effettuato anche a bambini molto piccoli potrebbe dare veramente un notevole contributo alle ricerche su questo disturbo che affligge sempre più bambini.
(Fonte: Clarkson University)