Il nome di Tiziana Cantone oggi compare tristemente nelle cronache delle maggiori testate, ma questa donna era involontariamente diventata “famosa” un anno fa per un avvenimento che ha cambiato la sua vita.
Tiziana Cantone: morta per dei video hard pubblicati online
Tra aprile e maggio del 2015 Tiziana Cantone aveva girato alcuni video hard con un uomo, che non era il suo fidanzato. Poi li aveva spediti a 5 persone di sua conoscenza e non si sa ancora se solo uno o tutti a loro volta li hanno diffusi in rete.
Gli effetti sono stati devastanti.
In poche ore quei filmati sono diventati virali, dando origini a meme, gif, pagine dedicate su Facebook, canzoncine di scherno, parodie, fotomontaggi… Tiziana è stata travolta da una gogna pubblica virtuale e reale a cui ha resistito fino a ieri, quando è giunta la notizia che si era tolta la vita impiccandosi nella casa di sua mamma.
Per mesi, dopo l’accaduto, la trentunenne aveva provato a cambiare vita, a lasciarsi tutto alle spalle.
Aveva abbandonato il suo lavoro in Campania e si era trasferita in Toscana, aveva chiesto al Tribunale di poter cambiare cognome e, infine, aveva citato in giudizio i diffusori del video, ma anche Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e Youtube colpevoli di non aver rimosso subito i filmati e le pagine dedicate.
Poco tempo fa il tribunale aveva riconosciuto la lesione alla privacy nei confronti della donna, ma la vittoria giudiziaria non è bastata a dare un po’ di serenità a Tiziana che nel frattempo era caduta in depressione.
La donna aveva già tentato il suicidio, ma era stata fermato in tempo. Così non è stato l’ultima volta.
Ci sono tanti modi di vedere questa triste vicenda dal tragico esito.
Tiziana infatti è una vittima del cyberbullismo che, come sottolinea Claudio Mencacci, Presidente della Società italiana di Psichiatria, “è una violenza che coinvolge tutti i generi umani, ma le donne sono nettamente più esposte a subirne le conseguenze e a sviluppare disturbi”.
In un’intervista su AdnKronos Salute l’esperto spiega che “le donne sono più sensibili al tema dell’ostracismo e dell’isolamento sociale. Sono più esposte a sviluppare fenomeni depressivi e, di conseguenza, cadute di stima, fino a generare, nella maggior parte dei casi, quell’atto di tentato suicidio”.
Le persone colpite da questo cyberstalking, come Tiziana, vengono esposte ad ogni sorta di critiche, finendo con l’essere emarginate.
In gioco però c’è anche la tendenza a colpevolizzare le donne “tutto questo accanimento è dettato soltanto dal fatto che si tratta di una donna, più sensibile e quindi più esposta a diffamazioni” aggiunge ancora l’esperto. Perché tutto questo denigrare, offendere, “punire” non avviene nei confronti degli uomini?
Bisogna ricordare che, nella maggior parte dei casi, come avvenuto per Tiziana, i filmati vengono diffusi e condivisi in rete contro l’espressa volontà delle donne e ragazze protagoniste, alimentando così una violenza nei loro confronti che porta il nome di femminicidio.
Troppi, ormai sono i casi di donne e ragazze protagoniste di vicende come quello di Tiziana, se non addirittura peggiori.
Tutti, giovani, adulti e ragazzi dovrebbero essere più consapevoli dei rischi che si corrono, per se stessi e per gli altri, diffondendo una foto e un filmato su internet, luogo di eterna memoria.
Così come dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze delle loro azioni (parole, reazioni, commenti) nei confronti di persone, che come Tiziana, che hanno fatto l’errore di fidarsi degli amici. Tiziana non voleva che tutto ciò accadesse. Forse basterebbe farsi una domanda: “E se al posto di Tiziana ci fosse stata mia madre, mia sorella, mia figlia, mia nipote, una mia carissima amica avrei fatto o detto le stesse cose che ho detto o fatto a Tiziana?”.
“La sofferenza in questi casi è altissima, il bisogno di ritrovare una stima di sé è difficile, non è sufficiente neanche l’affetto dei familiari. La persona che ha subito un danno deve sentire che questo può essere riparabile, ma quando avverte che questo danno è permanente, vuol dire che è già entrato in depressione, che è all’interno di un dolore troppo forte per poterlo sopportare e ricorre a rimedi estremi” conclude il Presidente della Sip.
Unimamme voi cosa ne pensate di questa vicenda? Ne parlerete con i vostri figli e figlie?
Secondo voi nel caso di Tiziana si può parlare di istigazione al suicidio?