Una storia di abbandono e di speranza, una storia di diversità per l’handicap e una storia d’amore.
Mario è piccolo quando viene abbandonato: alla nascita. Nato prematuro nel giugno del 2011 a Siena da genitori cinesi, da un parto complicato: la sua gemella muore subito e lui ha una grave emorragia cerebrale. Viene operato e poi trasferito prima al Meyer di Firenze e poi a Grosseto. I genitori spariscono inizialmente, per poi tornare e firmare le pratiche per l’abbandono.
Mario ha bisogno di un’assistenza 24 ore su 24 e per oltre un anno conosce solo l’ospedale, dove viene “adottato” dal personale infermieristico.
La vita di questo piccolo sembra destinata al peggio, ma un angelo ha cura di lui ed ha fatto si che nella sua vita entrasse una mamma di nome Nadia.
Nadia Ferrara, è l’infermiera di Mario all’ospedale di Grosseto, una donna di 46 anni che gli ha voluto bene, sin da subito e che passa il suo tempo con lui, in ospedale, anche quando non è in turno.
Ma vederlo li non è abbastanza nè per Lei, per il suo amore materno (tra l’altro è già mamma di una ragazza di 19 anni), nè per il piccolo Mario.
Nadia decide quindi di adottare il suo piccolo bambino: “Se ne stava sul seggiolone con una giostrina attaccata sopra e ogni tanto muoveva la manina. O stava in culla. Partiva per il Meyer per le operazioni, tornava tutto pieno di tubi. Ed era solo. E io non ce la facevo più. Quando ero al lavoro stavo con lui, quando ero di riposo andavo all’ospedale per stare con lui“.
Nadia cambia: la sua dedizione nei confronti di questo bambino lasciato lì, lascia perplesse le persone che conoscono l’infermiera, ma lei non bada a questo nonostante le difficoltà e nonostante la salute di Mario peggiori.
La scelta drastica: lascia il lavoro per portare Mario in giro per il mondo
Nadia decide quindi di lasciare il lavoro, cambiare casa per avere un piccolo giardino dove far giocare Mario… e lo porta in giro per il mondo, a conoscere il mare.
Mario cambia: “In venti giorni a casa ha imparato quel che in un anno e mezzo non aveva mai imparato: deglutire, stringere la mano, tirare baci, sorridere. E ha scoperto il calore di un abbraccio. Voleva essere continuamente preso in collo. Non era mai stato all’aria aperta. In quei mesi, da marzo ad agosto 2013, siamo stati solo fuori: mare, montagna, parco” racconta Nadia.
Un amore incondizionato, grande tanto da farsi sconvolgere l’esistenza e affrontare un dolore da subito annunciato. Quel dolore arriva presto purtroppo, nell’agosto del 2013 le condizioni del piccolo peggiorano.
“Ottenni di riportarlo a Grosseto dove gli trovarono una cura per le crisi. Poi siamo tornati a casa: dopo quasi tutta la vita in ospedale, non volevo che fosse lì quando la morte sarebbe arrivata. Volevo che morisse a casa sua“, racconta Nadia.
Il 26 gennaio 2014 Mario va via, ma l’amore per lui è vivo e tale resterà nel cuore di quella mamma che lo ha scelto, lo ha amato, e gli ha ridonato la vita.
Ecco il video toccante di questa testimonianza d’amore: “Ninna nanna per Mario“.
E voi unimamme, non pensate come noi che seppur breve la vita di Mario sia stata comunque degna di essere vissuta? E che grazie a Nadia abbia finalmente conosciuto l'amore materno?
(fonte: IlTirreno)