Allora la prima cosa che ho imparato sulle coliche è: Niente panico! OK, e questa la so.
Sono la seconda e la terza che ancora mi mancano…
Più o meno la scena è simile in tutte le case in cui le coliche sono scese (sì, come le cavallette): il sole tramonta, il piccolo bimbo, ancora sconosciuto, piange, piange e ancora piange!
Ricordo ancora le parole serafiche del primo pediatra: – modello robocop, non poteva durare con noi- “Signora, il pianto è inconsolabile o no?” .
E che ne so, forse lo è consolabile ma io non so consolarla, forse sono proprio io che non vado bene…mi dica qualcos’altro!
Le gocce
E via con l’indicazione di quelle gocce opalescenti e bianche che iniziano con la M e finiscono con la N. Nome che riappare alla memoria di tutte le mamme reduci dalla coliche, le famose veterane. Al solo citare il nome eccole che spalancano gli occhi e ricordano tutto, o quasi! Come negli esperimenti sui riflessi indotti negli animali.. Ma andiamo avanti!
Allora a parte l’aspetto opalescente e bianco di magico, le gocce, nel mio caso per carità, non hanno proprio nulla. Nulla, se escludiamo il rito con cui mi accingevo a metterle nel cucchiaino alle ore stabilite.
Cucchiaino in una mano, gocce nell’altra, bimba nella terza (eh sì dovevo avere già la terza mano allora come tutte le mamme che si rispettino) e via con la conta delle gocce. Ogni goccia un sospiro.
La bimba della sera
E poi? E poi, se per quella sera la “bimba della sera” era meno arrabbiata, le gocce erano la pozione magica che nemmeno Mago Merlino sapeva fare. In caso contrario, ovviamente, era tutta colpa loro. Ma torniamo alla “bimba della sera”. Perché questo è un altro ricordo da reduce, quel bimbo, o bimba, che di giorno abbozza un sorriso e gioca, la sera all’ora stabilita, immancabilmente, si trasforma e diventa “la bimba della sera” che non ha nulla a che fare con quella del giorno.
Nulla. Il colorito diventa paonazzo, la bocca si spalanca e: AAAAAAHHH! E così per un paio d’ore. Ore in cui lei, o lui, può cambiare il colorito dal paonazzo al rosso corallo un paio di volte, può modulare la voce può stare zitto/a per benedettissimi lunghi secondi ma è intorno che tutto cambia.
Balli, massaggi, ipotesi scientifiche surreali che nemmeno Mcgyver farebbe, riproduzione di rumori più o meno consoni, sondini…
Ecco che papà e mamma, o chi per loro, le provano tutte.
Spaventati, speranzosi e soli.
E poi…e poi la bimba della sera sfiancata si addormentava. Nelle notti fortunate anche papà e mamma o chi per loro. Pronti per la messa in scena del giorno successivo e per eventuali pomeridiane o repliche.
Limiti e verità
La verità (di cui chiedevo continuamente conferma alle reduci) è che le coliche poi passano.
La verità è che non è facile.
La verità è che si tratta del primo dolore (quando si è genitori molto fortunati come me) che vedi sul viso del tuo bambino e si è impreparati.
La verità è che impari che non puoi consolare il tuo bambino da tutto. Anche se ce la metti tutta. Anche se fai il pagliaccio e poi lo scienziato.
E in qualche modo intuisci che questa difficile lezione ti servirà, purtroppo.
Forse è proprio a questo che servono le coliche: insegnarci i nostri limiti.
Almeno a noi genitori fortunati.
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