La nuova legge ha voluto eliminare le residue distinzioni tra figli legittimi, figli naturali, e figli adottivi, affermando, finalmente, il principio per cui tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico, ossia sono uguali di fronte alla legge in termini di diritti e doveri giuridici.
Tale principio, fortemente voluto dal legislatore costituente del 1948, anno di promulgazione della nostra costituzione, è stato recepito a macchia di leopardo con la riforme del diritto di famiglia del 1975 e solo nel 2012 ha trovato completa ricezione nel nostro codice civile.
In questo modo si elimina la distinzione tra figli legittimi, nati nel matrimonio, e figli naturali, nati al di fuori, che rappresenta un’incrostazione storica, non più attuale, ragionando sull’assunto che non essere uniti da un vincolo coniugale non è una colpa, e soprattutto a pagarne le spese non devono essere i figli.
La prima grande innovazione della riforma è contenuta nell’articolo 315 del codice civile, che sancisce il principio per cui «Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico».
Un altro concetto giuridico che viene riformato è quello di parentela, che è considerato “il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione è avvenuta all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo”, ed è prescritto che i figli debbano intrattenere rapporti significativi con i nonni, categoria che finora non era stata tutelata.
Al di là degli aspetti fondamentali, soprattutto processuali, di questa riforma, è importante porre l’accento sulla sua portata innovativa ed estremamente umana, che già esisteva nel lontano 1948.
I legami familiari devono essere tutelati e protetti, senza bisogno di uno status “privilegiato”, sancito giuridicamente, che non ha nulla a che vedere con la dimensione privata dei rapporti.
Mettiamo in pratica la nostra Costituzione, l’Italia sarà un Paese migliore!
E voi unimamme, che ne pensate?
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