Sono coloratissime, allegre e sono un’alternativa “anatomica” al classico passeggino: le fasce porta bebè per tenere i bambini attaccati al corpo, a stretto contatto con la mamma o il papà.
Ma vediamo meglio di cosa si tratta: parliamo sostanzialmente di un telo elastico e a tessitura trasversale, largo tra i 0.70 m e gli 0,80 m e lungo tra i 3,00 m e i 5,30 m, a seconda della corporatura di chi deve indossarlo; altra caratteristica è che non ci sono bottoni né zip, ma delle cuciture doppie che possano resistere al peso del bebè in crescita.
La fascia si può usare per bimbi dai 0 ai 3 anni, e più è lunga più modi ci sono di portare il bebè:
- sulla schiena,
- sul davanti,
- sul fianco.
L’ uso della fascia viene da lontano: in passato era consuetudine portare il bambino attaccato al corpo, come forma di protezione e perchè modo pratico per spostarsi senza problemi ( pensiamo alle donne che dovevano lavorare nei campi e accudire i bambini contemporaneamente). Ancora oggi, nel mondo, sono moltissime le popolazioni che hanno da sempre l’usanza di portare i bambini.
Tanti i pregi:
- prima di tutto il bebè ha la possibilità di stare a contatto con il corpo del genitore e da questo contatto sentirsi rassicurato, protetto come quando era nella pancia, diminuendo così i pianti e aiutando le mamme e i papà a contenere le ansie e le preoccupazioni, e a sperimentare un’intimità e una vicinanza continua col piccolo;
- in secondo luogo, una volta sciolta può diventare un fasciatoio per cambiare il bimbo o una piccola amaca dove dondolarlo perché si addormenti;
- infine, chi lo porta non patisce il peso del bebè proprio perché viene distribuito in maniera appropriata.
Insomma un modo antico di stare a contatto con i propri bimbi, che ci riporta a una via più naturale di accudirli e accoglierli con amore.