Il lutto perinatale è un evento che colpisce molte donne in gravidanza, addirittura, secondo una ricerca recente pare che accada per il 15% delle gravidanze entro i primi tre mesi e per il 5% di quelle oltre il terzo mese.
Anche se la frequenza è significativa, il tema della morte perinatale rimane in qualche modo un tabù: spesso dalle strutture sanitarie e dagli operatori viene sottovalutato il dolore della perdita perché questa è avvenuta durante la gravidanza o poco dopo, come se quel figlio in realtà non fosse mai esistito o fosse meno importante o meno amato perché mai nato. E’ chiaro che ciò non è da considerarsi una forma di crudeltà, semplicemente è un fattore culturale, come qualcosa che è tanto doloroso da accettare che la società cerca di proteggersi, minimizzandolo e spingendo perché da subito si “vada avanti”.
Per i genitori, invece, quel figlio da subito è stato tale: dal risultato del test di gravidanza,
attraverso il coinvolgimento della famiglia, nel comunicarlo all’eventuale fratellino o sorellina maggiore e col trascorrere del tempo l’aspettativa si è creata in tutti i componenti della famiglia, e per tutti, quel figlio- nipote-fratello in arrivo, c’è, quindi quel lutto è un vero e proprio lutto di qualcuno che viene a mancare.
Per questo molto spesso i genitori colpiti da un un lutto perinatale avrebbero bisogno di
essere messi in condizione di essere ascoltati nei propri desideri ( ad esempio quello di
vedere il bambino, tenere una foto…) per iniziare ad elaborare il lutto e riuscire ad andare avanti.
Anche al di fuori dei contesti sanitari, ad esempio in famiglia o con gli amici, i genitori per
superare l’evento avrebbero bisogno di poter vivere la perdita a partire dal dato emotivo
fondamentale per loro, cioè il fatto che il bambino è esistito nei loro cuori e nelle loro
aspettative e quindi poterne parlare usando il nome scelto, oppure potersi lasciar andare,
confrontandosi, per il tempo utile all’elaborazione.
E’ utile sapere che esistono gruppi di genitori che hanno attraversato quell’esperienza e si offrono come sostegno alle coppie che ne abbiano bisogno, inoltre potrebbe essere d’aiuto rivolgersi a specialisti psicoterapeuti in grado di offrire il supporto adatto alla situazione che la coppia sta vivendo.
Anche coloro che gravitano intorno ai due genitori ( nonni, parenti…) per non parlare dei
fratelli maggiori, hanno bisogno di elaborare l’evento e nel caso dei fratellini/ sorelline sarà
importante essere in grado di spiegare loro ciò che è accaduto con sincerità, stando attenti a sottolineare il fatto che loro non ne hanno alcuna colpa, sensazione che spesso viene riportata dai fratelli maggiori che vivono un lutto perinatale.
Accade spesso che il sentimento della colpa sia presente anche nei genitori che sentono di non aver protetto il piccolo o di non essere stai in grado di preservarlo.
E’ importante che i genitori sappiano che c’è la possibilità di chiedere che il bambino sia
sepolto e questo a prescindere dal momento in cui la gravidanza si sia interrotta, dandosi la possibilità di avere un luogo in cui commemorare il piccolo.
Spesso viene consigliato al papà e alla mamma di tenere una scatola dei ricordi, qualcosa
che riguardi il piccolo che possa servire ad assimilare il vissuto di ciò che sta capitando loro.
Un elemento che può essere fortemente disturbante è quello di invitare la coppia ad
archiviare il lutto cercando da subito una nuova gravidanza, ma per una coppia che subisce una perdita vera e propria, può essere difficile mettersi nuovamente in condizione di procreare, senza considerare che il corpo e la psiche della donna non possono essere
immediatamente pronti a ricominciare un percorso di gravidanza.
Ciò che è importante segnalare è che in un frangente come quello della morte perinatale
sono tante e complesse le sensazioni e le emozioni che emergono e che è giusto che le
strutture sanitarie siano pronte a fornire supporto ai genitori con l’intervento di personale specializzato, ma anche che i genitori per primi si indirizzino spontaneamente verso strutture di supporto ( gruppi di aiuto, associazioni di genitori con la stessa esperienza alle spalle, come questa) per riuscire ad andare avanti nel proprio percorso di vita e di coppia senza dolorose rimozioni.
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