A causa di un fibroma, e altre varie complicazioni, la mia è stata una gravidanza a rischio fin da subito. La mia dottoressa fu chiara: “Se è forte ce la farà, altrimenti no.” Punto e basta. Non è andata per il sottile. Non lo fa mai. Gentile e sicura come il suo sorriso.
Dalle sue parole, apparentemente prive di qualsiasi emozione, sembrava che quel pulviscolo di cellule e cuore dovesse fare una scelta. Come se potesse sapere cosa scegliere e soprattutto perché. E se è vero che doveva scegliere, io cosa mai potevo fare oltre che stare ferma e a riposo?
Parlargli. Questo sì. Potevo farlo. Raccontare “da fuori” le cose per cui restare. E qui ho scoperto una banalità: per convincere il mio pulviscolo dovevo essere convinta io. Non potevo essere forte per lui/lei. Potevo però essere il suo telescopio. Un telescopio che da fuori le racconta le cose belle per cui restare. Un telescopio di parte, certo. Ma sincero.
E così io e il pulviscolo abbiamo iniziato a parlare. Raccontavo del cielo di luglio e delle sue nuvole sfilacciate. Della luce del mattino e del tremolio delle stelle la sera. Di papà che sorride e del rosso dei papaveri. E aggiungevo: “Tutte cose che potrai vedere tu, se vorrai”.
Il pulviscolo ha “scelto” di restare. Non so se l’ha aiutata la mia lista. Ha aiutato me però. Mi ha aiutato a ricordarmi la lista delle cose belle della vita.
Ora che è qui le racconto ancora di quella lista. Lo faccio per lei e lo faccio per me. Era nei patti: se fosse rimasto sarebbe stato mio compito ricordare i motivi della scelta. La lista cambia con noi e si aggiunge di nuovi elementi.
Nella mia personalissima lista ci sono oggi gli occhi blu del pulviscolo che allora non conoscevo.
E oggi ogni volta che leggo: “Prepara la tua lista della nascita!”, non mi vengono in mente body e bavaglini ma le nuvole e il mare che brilla. Forse sarebbe bello che ogni mamma lo facesse, per il pulviscolo e per se stessa.
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