Figli adolescenti: da qualche tempo si aggira in casa vostra un personaggio incomprensibile, sempre imbronciato, con la faccia scura…
Oppure una ragazzina che occupa il bagno o il telefono per ore, ha sbalzi d’umore continui o non si capisce con chi esca, cosa faccia e perché sia sempre incollata al computer?
Niente paura, i piccoli che avete cresciuto, amato, coccolato, rimproverato, sono diventati adolescenti e non hanno alcuna intenzione di comunicare con voi, oltre al fatto che dimostrano di volere che stiate alla larga, che non facciate domande, che insomma li lasciate in pace.
Figli adolescenti, che fare?
Innanzitutto calma e sangue freddo, l’adolescenza è un periodo non facile per i ragazzi perché:
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da una parte cercano di definire una propria identità,
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dall’altra hanno ancora bisogno di essere accolti e guidati e alternano momenti di rabbia e aggressività a momenti di apatia in cui sembrerebbero non essere interessati a nulla.
Quello su cui è importante lavorare con i ragazzi che attraversano il delicato periodo dell’adolescenza, è l’autostima e l’ utilizzare con loro un linguaggio volto al dialogo e al confronto, senza dimenticare che le regole sono fondamentali perché li aiutano a trovare un’identità ( quella dei valori proposti dalla famiglia d’origine) a cui rispondere o con cui scontrarsi.
E’ comunque importante ricordare che gli adolescenti hanno bisogno di sentire che dietro di loro c’è qualcuno che li osserva attentamente, li protegge da lontano ed è affidabile.
In questo senso è importante sforzarsi di avere un dialogo il più aperto possibile con i ragazzi perché comprendano il perché dei “no” che gli vengono imposti.
Inoltre è fondamentale per i genitori non andare soltanto a punire “l’effetto” di un disagio che il ragazzo manifesta, ma riflettere più in profondità su quale potrebbe essere il problema e provare ad aiutarlo.
I ragazzi apprezzano molto chi riesce a stare con loro a giusta distanza, più che controllarne gli spostamenti o le azioni.
E’ importante che i genitori li invitino a fare una riflessione su se stessi e a comunicare le proprie emozioni in un clima disteso.
Molto spesso infatti l’ansia o lo spaesamento del genitore nei confronti dell’incomprensibile atteggiamento del figlio, lo porta a non predisporsi ad accogliere il disagio o l’imbarazzo, o a volte la rabbia del ragazzo, che di conseguenza tenderà a respingere l’intervento e a chiudersi maggiormente in se stesso.
Coltivare una fiducia reciproca tra genitore e ragazzo aiuta entrambe le parti ad “incontrarsi” davvero.
E’ importante che si crei un terreno positivo di comunicazione, cercando di alleggerire il più possibile l’atmosfera e creando un clima che non sia provocatorio ( sebbene la provocazione a volte possa essere usata, non deve essere il terreno quotidiano su cui si svolge il confronto), per comprendere quale sia la reale paura del ragazzo o il disagio che c’è dietro agli atteggiamenti che non si comprendono.
Avere dei figli da crescere crea la spinta utile (anche se si è l’adulto della situazione) a mettere in crisi il proprio punto di vista, per comprendere in profondità chi si ha di fronte, anche se è il proprio figlio e lo si vorrebbe tenere sotto controllo, senza accogliere le diversità caratteriali che lo rendono indecifrabile.
Un altro passo che può facilitare la comunicazione all’interno del rapporto può essere quello di condividere delle esperienze, dopo aver ascoltato i suoi bisogni, proporre delle attività da fare insieme che siano allineate con i suoi desideri e vedere cosa accade provando ad essere vicini senza essere invadenti o insistenti.
Nei casi in cui non riesca da soli a trovare un canale di comunicazione che permetta questo confronto, può essere utile rivolgersi ad uno psicologo dell’età evolutiva che possa consigliare un approccio positivo e aiutare a risolvere i conflitti quotidiani con serenità.
E i vostri figli unimamme quanti anni hanno?