“Esiste niente di più fragile al mondo di un neonato? Un giorno avrei risposto di no. Oggi rispondo: un neonato prematuro”.
Con queste parole Raffaella Cappello spiega la ragion d’essere di Perprimi. Un sito, un luogo virtuale, dove genitori coinvolti dalle medesime esperienze possono trovare informazioni utili, conforto e confronto.
Se la poca conoscenza può preoccupare e, spesso, paralizzare neogenitori inesperti, possiamo facilmente capire come l’avere a che fare con un bambino prematuro possa moltiplicare le ansie e le paure delle neo mamme e dei neo papà.
Nel sito si possono trovare testimonianze utili, descrizioni delle settimane gestionali che interessano i bambini prematuri, ma anche un’utile “mappa mentale” del reparto di terapia intensiva neonatale: chi c’è, chi ci lavora e le terapie più utilizzate. In questo modo un luogo, comunque difficile da vivere, acquista una sorta di familiarità.
Non potevano mancare i numeri e la classificazione della prematurità. Numeri che ci aiutano a comprendere la vastità del problema:
“Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono quindi tre gradi di prematurità”:
Numeri che ci obbligano a riflettere:
“Purtroppo proprio laddove i numeri sono più importanti c’è una maggiore carenza di strutture indispensabili alla sopravvivenza di questi neonati e questo contribuisce ad incrementare il “survival gap” (come è stato definito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità) dei bambini prematuri in base alla ricchezza e al grado di sviluppo del Paese in cui vengono al mondo. Basti pensare che il 90% dei gravi prematuri (nati prima della 28ma settimana di gestazione) non sopravvive nei Paesi poveri, mentre per i Paesi sviluppati la percentuale è invertita, ossia sopravvive il 90%.
Questi luoghi di incontro tra genitori, legati da un comune sentire, aiutano a far conoscere realtà e bambini di cui non sempre si parla a sufficienza. E così si possono conoscere anche iniziative piene di bellezza e poesia, come quella che coinvolge la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale G.Salesi di Ancona: “Musincanto” porterà la musica all’interno della terapia intensiva.
Musicoterapisti professionisti aiuteranno a migliorare i giorni di permanenza nell’ospedale per i genitori, per gli operatori sanitari e ovviamente per i bambini.
E così ogni giovedì le musico terapiste, con i papà e le mamme, canteranno insieme delle ninne nanne per i loro piccoli. Un’esperienza di musica e condivisione già vissuta nel 2011 che ha dato risultati importanti tra cui: “Un rasserenamento dei familiari e dell’ambiente lavorativo, un rafforzamento del rapporto bambino-genitore, un abbassamento della frequenza cardiaca dei piccoli pazienti, maggior rilassamento e facilità all’addormentamento del bambino.”
Ma ha dato soprattutto questo effetto: “La musica, secondo alcuni studi, ridurrebbe nei bebè la sofferenza durante una serie di procedure mediche dolorose e li aiuterebbe a dormire meglio ed a mangiare di più, quindi a crescere più velocemente (conseguentemente ad essere dimessi prima dall’ospedale)”. Così i bambini potranno ascoltare ancora la voce registrata dei propri genitori anche quando non possono essere presenti.
E una volta tornati a casa, bambini e genitori potranno riascoltare insieme quelle musiche e rinnovare i loro personalissimi canti d’amore per quei bambini nati “per primi”.
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