Essere educati a badare a se stessi. Questo è ciò che desidererei insegnare ai miei figli, perché questo è ciò che spesso ci si trova ad imparare da soli, negli anni.
Ora, certo, sicuramente ci viene insegnato a badare a noi stessi da un punto di vista economico, lavorativo, di cura della persona e di autonomia intellettuale, certo, ma insegnare a qualcuno a badare a se stesso non è solo questo.
L’autonomia è un valore prezioso, un kit di salvataggio, un rimedio che allontana la noia, soprattutto la noia di se stessi, e che ha come ingredienti: curiosità, ascolto e il piacere di ciò che si scopre.
Allontaniamo però queste riflessioni esistenziali in favore di una domanda: come fare ad educare profondamente all’autonomia i nostri bambini?
Coinvolgendoli in attività di intrattenimento, che non siano l’equivalente sul piano mentale dei “fast food”, ma che siano un po’ “artigianali”, cioè che implichino il piacere della scoperta e che facciano venir voglia di intraprendere dei” viaggi”, insomma, che ispirino. Una di queste attività è il portarli a visitare i musei.
Delle mie visite al museo da piccola, ricordo solo la forzatura della gita scolastica, la gioia del saltare le lezioni e le parole incomprensibili delle guide, quasi peggio di quelle dei professori: più chiuse, più annoiate e meno comprensibili. Ma non tutte sono così, ovvio.
Anni fa durante un viaggio a Parigi, mi colpì molto, mentre visitavo un museo, l’immagine di questi bimbi, avranno avuto dai 4 agli 8 anni, tutti seduti davanti ad un’opera d’arte con una insegnante/guida che li aiutava ad osservare, li stimolava, li accompagnava per il museo e alla fine gli aveva dato dei fogli per provare a ridisegnare quello che vedevano e poi chissà cos’altro.
Mi è sembrato civile, allegro, responsabile e mi è sembrato educativo, perchè appartiene a quelle attività di intrattenimento di sè, e di accesso al piacere che diventano importanti, punti di riferimento, luoghi interiori in cui la noia è solo una delle possibilità (può accadere di annoiarsi, a volte è anche piacevole), ma non l’unica alternativa al consumo feroce di nuovi intrattenimenti usa e getta.
Ma la rivoluzione è arrivata anche da noi: ci sono musei che per fortuna aprono a nuove modalità di fruizione dell’ arte per i bambini, rendendo possibile un approccio diverso, dei più piccoli e anche dei ragazzi, al mondo delle arti figurative.
Questo permette ai bambini di essere coinvolti in una serie di attività di laboratorio inerenti alle opere d’arte presenti nel museo e dà loro la possibilità di manipolare, tagliare, esplorare, ascoltare e interagire con le immagini delle opere, riuscendo a percepire il museo come un luogo in cui è possibile giocare e divertirsi, e maturando il desiderio di tornare.
Ma non è solo per l’arte che vale l’offerta, anzi accade lo stesso per un settore sempre considerato difficile da approcciare, complicato addirittura impossibile, l’ambito scientifico. Un ottimo esempio tutto italiano di museo interattivo si trova a Roma ed è Explora, un museo totalmente progettato per i bimbi seguendo il principio dell’apprendimento sul campo.
Nel nostro paese sono sempre di più i musei della scienza, concepiti con l’idea di essere fruibili ai ragazzi, e di favorire il loro interessamento al mondo delle tecnologie e della scienze. Un buon esempio, anche piuttosto famoso, è il Museo della Scienza di Napoli, con un’area interamente dedicata ai più piccoli, dove i bimbi dai 0 ai 10 anni possono trovare attività e laboratori pensate per loro, incluso un vero e proprio cantiere a misura di bambino, dove possono divertirsi a tirar su una vera casa a loro misura…
Ecco quindi un modo per insegnare a badare a se stessi.
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