Era il 15 agosto 2012 quando ho scoperto di essere incinta. In realtà lo sapevo già da qualche giorno, visto che avevo acquistato al supermercato uno di quei test che addirittura segnalano la positività fino a sei giorni prima del mancato arrivo del ciclo. Ebbene su questo test precoce sono apparse due linee: quando ho fatto quello “ufficiale”, il risultato è stato scontato.
Cosa ho provato sapendo che sarei diventata mamma? Ero stralunata e, anche se non suona molto bene dirlo, a quel tempo ero più preoccupata che non mi entrasse il vestito da sposa (di tempo non ne abbiamo certo perso) o che vomitassi davanti al prete in preda alle nausee.
Non lo abbiamo detto subito ai nostri genitori; abbiamo aspettato di tornare dal viaggio di nozze per dare la notizia. I miei l’hanno presa…mah, chi può dirlo? Mio marito, al termine della serata, ha annunciato: “Vi dobbiamo dire una cosa!” E io “Diventerete nonni!”. Mia madre, dopo un attimo di silenzio, è riuscita a pronunciare queste parole: “Di giàààààà????” mentre mio papà ha continuato a guardare “I Cesaroni”. I suoceri invece hanno stappato una bottiglia di spumante (per la cronaca anche i miei si sono ripresi, e oggi sembrano essere entrati nell’ordine di idee che tra poco ci sarà un essere pelato e senza denti, che li guarderà estasiato mentre starà facendo la pipì nel pannolino!).
Oggi mancano due mesi e mezzo al parto. Abbiamo nel frattempo scoperto che avremo una bambina e la chiameremo P..
Questo periodo sta passando in fretta, troppo. Giusto un paio di giorni fa ho detto al consorte: “Ci pensi che tra poco saremo genitori?” Ecco, a dirlo mi è venuto un attacco di panico. Non che non sia felice di diventare madre, anzi. Considero una benedizione l’arrivo della nostra piccola “nana”. Solo che a rifletterci bene, un sacro terrore mi pervade. Mio marito è invece tranquillo e pacifico: mannaggia a lui, ma come fa ad essere così equilibrato? Se gli uomini potessero avere la pancia e partorire, lui sarebbe la persona adatta a rimanere incinto.
Ho a volte l’impressione che, appunto, tra noi due sia lui quello maggiormente portato a fare la madre. Ha proprio l’imprinting da mammo. So già che sarà un genitore meraviglioso: seguirà la nana, la porterà a scuola, le preparerà la merenda, l’ascolterà e soprattutto mi ha già detto che nei primi tempi mi aiuterà in tutto e per tutto. Ad esempio l’idea di darle da mangiare quando magari io sarò troppo stanca con il biberon gli fa sorridere anche le orecchie.
E io? Io non ho ancora ben realizzato. Sento la bambina muoversi nella mia pancia, darmi i calci, spostarsi da una parte all’altra facendo amicizia con le ghiandole surrenali, ma a parte questo, faccio davvero fatica a immaginarmi mamma. Lo dico agli altri, lo urla la mia bilancia, la mia faccia sembra una luna piena, ma non mi sento ancora nel ruolo. Non me ne faccio una colpa: semplicemente non riesco a dire “amore della mamma, ti amo già”, perché non è vero. Avrò un colpo di fulmine per la nana o m’innamorerò di lei piano piano? Ho visto delle mie amiche granitiche, che quando sono diventate madri si sono sciolte in un brodo di giuggiole. Capiterà anche a me? Delle volte credo che soltanto dopo esserci guardate occhi negli occhi subito dopo il parto avrò tutte le risposte.
Sarò ancora io dopo? Io e mio marito saremo ancora noi? Avremo ancora lo spazio per viverci da soli? Voglio credere che sia così: che il cambiamento sarà enorme e radicale, ma che sarà possibile trovarsi. Non intendo rinunciare a me stessa e a noi stessi: desidero che mia figlia sia una persona indipendente e che abbia fiducia in sé e per fare questo non può e non deve essere sempre con noi (la lasceremo già quando avrà un mese per andare a un concerto di Bruce Springsteen…).
E soprattutto: non saremo mai più noi due. O meglio lo saremo quando la nana o i nostri futuri figli se ne andranno di casa. E allora ci dispiacerà, e faremo come i nostri genitori per i quali, anche se abbiamo trent’anni, continuiamo ad essere bambini.
Vi saprò dire come andrà. Intanto sarebbe bello condividere con voi la vostra esperienza di mamme, di donne, ma anche di papà.