Quando si è incinte, il corpo subisce tanti cambiamenti. Uno di questi è l’aumento di volume del seno, che si prepara a produrre latte per sfamare il bambino fin dalle prime ore di vita.
I benefici del latte materno sono innumerevoli, e riguardano soprattutto il fatto che la mamma trasmette al proprio figlio gli anticorpi che gli saranno utili per una crescita sana.
Ovviamente ci sono delle donne che non allattano, ed i motivi possono essere vari:
- hanno poco latte,
- il piccolo non digerisce il latte materno (dando origine a degli episodi di vomito a getto, che vi conferiranno un “gradevole” odore di caprino),
- preferiscono non farlo.
Sia chiaro che non esistono mamme di serie A e mamme di serie B: ognuna è liberissima di scegliere cosa è meglio per sé e per il proprio bambino, anche perché il latte artificiale oggi in commercio è assolutamente in grado di fornire al neonato tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno.
La cosa che spaventa di più le mamme è capire quando dare da mangiare al proprio figlio, indipendentemente se siano disponibili un paio di tette o una tettarella del biberon. Le scuole di pensiero sono fondamentalmente due:
- l’allattamento a richiesta,
- stabilire una routine.
Partiamo da quest’ultimo punto.
Tracy Hogg, nel famosissimo libro “Il linguaggio segreto dei neonati”, elabora un metodo che si chiama EASY, in cui la giornata del bambino è scandita in momenti precisi, che hanno lo scopo di dare sicurezza al neonato, ancora scioccato dal fatto di non essere più al calduccio nella pancia della mamma. Il metodo consiste nel dividere il tempo in quattro attività fondamentali:
- cibo (Eating)
- gioco (Activity)
- sonno (Sleeping)
- … e un momento per se stesse (You).
Questo permetterebbe ai genitori di distinguere, con l’andare del tempo, il pianto del proprio figlio: se si segue questa routine, è difficile che un bambino che ha appena mangiato pianga perché ha ancora fame, ma probabilmente perché ha bisogno del riposino o perché vuole essere cambiato.
L’altra scuola di pensiero prevede invece che al bambino venga somministrato il latte senza stabilire degli orari precisi: si mangia quando viene il languorino, insomma, o meglio quando piange, dopo almeno un paio d’ore dall’ultima “poppata”. Svegliare infatti un bambino mentre dorme perché deve mangiare ogni tre ore, potrebbe essere controproducente: rimarrà stranito perché è stato svegliato e non mangerà.
Qual è allora il metodo giusto? La risposta è: non esiste! Ogni famiglia elaborerà delle proprie abitudini, che dovranno comprendere tante variabili:
- la disponibilità della mamma ad allattare (magari deve tornare presto al lavoro),
- il carattere del bambino,
- la fame del nuovo arrivato, ovviamente.
Quindi forza e coraggio unimamme, preparate il seno e il resto lo saprete vivendolo…