Come già affrontato in un precedente articolo, il metodo Montessori ha rivoluzionato la storia della pedagogia mondiale, offrendo agli educatori e ai bambini nuovi orizzonti e possibilità di insegnamento e di apprendimento.
Vediamo meglio ciò che riguarda la prospettiva dal punto di vista degli educatori, e quindi anche del rapporto che si instaura con i bambini, di come viene orientata la percezione del bambino rispetto alla figura che lo guida e le conseguenze sul piano psicologico e sociale che ciò comporta.
Nell’approccio della Montessori:
- il maestro/educatore non è una figura che controlla, punisce o detta i tempi e i modi svolgimento delle attività, perchè la Montessori incoraggia gli educatori ad un atteggiamento di mediazione tra il bambino e l’ambiente in cui si muove, proponendo, consigliando e incoraggiando il bimbo, senza ostacolarlo attraverso un atteggiamento di imposizione della propria volontà;
- il bambino è al centro della pedagogia, insieme ai suoi bisogni, quindi l’insegnante parimenti avrà il compito di osservare e di seguire attentamente gli sviluppi del percorso del bimbo, accompagnandolo in tale percorso di crescita e apprendimento;
- l’obiettivo del metodo Montessori non è meramente quello di “insegnare” ai bambini delle nozioni (come in un approccio più tradizionale secondo cui chi insegna e chi apprende va “riempito” come un vaso vuoto), ma di aiutare il bimbo a comprendere quale sia il proprio talento e a seguirlo lungo il percorso di crescita. Il metodo incoraggia e propone l’educazione e lo sviluppo dei sensi come strumento fondamentale di conoscenza per i bambini, che attraverso l’ allenamento sensoriale valutano e comprendono il mondo che li circonda e anche le nozioni didattiche ( lettura, scrittura, calcolo…). Un esempio per capire tale approccio riguarda la scrittura: il bambino impara come tenere la penna e inizia a disegnare le lettere, disegnando le lettere impara spontaneamente il meccanismo della scrittura, ricopia anche parole di cui non conosce il significato, ma non è importante, perché così facendo allena i sensi alla traduzione dei suoni in segni grafici e nel frattempo, impara.
Nel metodo Montessori si parla di umiltà dell’insegnante, perché si comporta come un direttore/direttrice , dirigendo cioè il bambino verso le proprie inclinazioni, senza sostituirsi al bambino e senza scegliere per lui. Il percorso attraverso cui l’educatore accompagna il bambino è quindi un percorso verso la scoperta di se stesso, e verso la liberazione delle proprie potenzialità, sostenendolo, osservandolo e incoraggiandolo ad ottenere da subito una propria autonomia. Per questo motivo per la Montessori, l’insegnante dà una educazione per tutta la vita, perché aiuta il bambino ad ottenere consapevolezza di sé.
Il centro dell’approccio e l’obiettivo del metodo Montessori è riassumibile nella frase: “Aiutami a fare da me”. In particolare questa affermazione si può dividere tre parti:
- “Aiutami“: ovvero la richiesta del bambino verso l’adulto, perché sente il bisogno di un sostegno;
- “a fare”: il fare, l’attraversamento dell’esperienza come una possibilità di apprendimento. Aiutare a fare vuol dire educare all’autonomia, quindi all’equilibrio;
- “da solo”: nel senso che nessuno può sostituirsi al bambino, né fare al posto del bambino. L’adulto che segue il bimbo lo accompagna, non si sostituisce, non prevarica, non punisce, non giudica, percorre la strada accanto a lui.
E’ questa concezione delle potenzialità del bambino e del ruolo dell’insegnante che hanno decretato il successo del metodo Montessori nel mondo, un metodo che pone al centro dell’apprendimento proprio l’esaltazione dell’autonomia di chi apprende, e che sottolinea e sostiene che la forza naturale presente nel bambino lo conduce verso un apprendimento spontaneo, libero e autonomo rendendolo in futuro un adulto migliore.