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Genitori & co.

“I genitori sono orfani”: le parole di un pedagogista sulle difficoltà di crescere un bambino

Published by
Michele

Avrete sentito più volte la frase “Per crescere un bambino ci vuole l’intero villaggio”. Scosa significa questa frase? Ce lo spiega un esperto pedagogista.

@Photo by Tyler Nix on Unsplash

Sono davvero tante le parole che una neomamma e un neopapà leggono e ascoltano nell’attesa del bambino. E non diminuiscono di certo quando finalmente arriva il nuovo amato elemento della famiglia e della comunità.

Questo “bombardamento” di notizie e consigli mi ha fatto venire spesso in mente l’effetto “cocktail party”. No, non un nuovo aperitivo alla moda ma secondo la psicologia, con tale termine si indica il modo in cui ”In una situazione caotica e rumorosa, riusciamo a captare segnali acustici distinti che attirano la nostra attenzione.” Ad esempio, in una festa, e quindi in una situazione rumorosa, “una voce sembra sovrastare le altre, non perché la persona stia gridando, ma all’improvviso, quella voce ci colpisce ed attira la nostra attenzione.” Ecco, credo che questo meccanismo sia davvero sviluppato nelle mamme e nei papà, ed a questo ricorrono per fare chiarezza nella testa e nel cuore.

Il pedagogista Guido Tallone spiega ai genitori come crescere un bambino oggi

A me è successo per la lettera “e” e per le considerazioni del pedagogista Guido Tallone su parole come: “villaggio” , “ali” e “radici”.

Guido Tallone è un pedagogista che ha scritto un editoriale per il Gruppo Abele. Tra le tante attività dell’Associazione c’è la Fabbrica delle “e”, ossia la sede ufficiale dell’associazione Gruppo Abele da giugno 2002. Si chiama così perché: “La lettera “E” del nome specifica la volontà di trasformare, dentro le proprie mura, le tante, troppe “O” che nella quotidianità dividono, etichettano, creano meccanismo di esclusione, in “E”, capaci di promuovere incontro, scambio, percorsi di impegno, di solidarietà, di giustizia“.

Non so voi, ma io trovo già il nome stesso di questo luogo molto bello, soprattutto pensando a:

  • quante “e” hanno bisogno le mamme,
  • contro quante “o” è invece necessario combattere.

Il titolo dell’editoriale di Guido Tallone è chiaro ed illuminante come il suo contenuto: “ Essere genitori, oggi”. Dopo una considerazione sulla parola orfano e il suo significato, Tallone così descrive i genitori attuali: “nella nostra società e nel nostro occidente, si ha l’impressione che i veri orfani siano i genitori (con figli piccoli, preadolescenti adolescenti o giovani) del tutto abbandonati a se stessi e lasciati senza guide e senza aiuti.”

Quante volte vi siete sentiti così?

In realtà, sempre Tallone, continua dicendo: “Si potrà replicare che in realtà non mancano guide o riviste di ogni tipo, che riflettono a voce alta o dispensano consigli su: come usare il lettone; le paure dei bambini; la dieta, lo sport o i “rimedi della nonna” e ancora scuola, disciplina, apprendimento e vacanze intelligenti.

L’inevitabile domanda allora è: ok, ma quando?

Tallone  infatti indica nella mancanza di tempo una parte del problema, “il tempo per assimilare tutto questo materiale (“Uscire dopo cena? Chi ha la forza? Leggere? Chi ha il tempo? Quando?!”)“, mentre vede una soluzione in “una comunità di riferimento che ti affianchi e che non ti lasci solo (orfano, appunto).

E quindi il consiglio per noi tutti: “Chi è genitore deve prendere coscienza che ogni papà e ogni mamma é sempre migliore (nel dare consigli, nell’orientare senza forzare, nel riprendere, nel correggere, nel comprendere e nell’ascoltare …) con i figli degli altri. Coinvolgere altre figure “per” e “con” i propri figli, non è perciò sempre e soltanto delega e fuga. Spesso è premessa per un intelligente lavoro di rete e di squadra. È articolazione concreta del vecchio (e sempre attuale) proverbio africano per cui “per far crescere un bambino ci vuole l’intero villaggio“.

Ascoltare, chiedere e rendersi disponibili. Programma sicuramente non semplice, ma attuabile, perché chiedere aiuto non è un sintomo di debolezza, ma di chiara coscenza e può aiutarci a creare una rete in cui far crescere meglio i nostri figli e anche noi.
Nel tentativo di crearlo quel villaggio. Di crearlo oggi: “Ai genitori del terzo millennio è chiesto di …Rimboccarci le maniche e creare le condizioni perché nessuno debba vivere “da solo” ciò che può essere retto (affrontato e superato) solo in squadra, con modalità allargate e in rete.”

Non è facile crearla quella rete, però strumenti come questo sito, inteso come gruppo di genitori, possono essere un modo per parlarci e confrontarci. E, non ultimo, un modo per educare noi stessi alla socialità, alla gentilezza, all’idea di condivisione, che non è solo un pulsante di Facebook. Tanto più che l’obiettivo è uguale per noi tutti: “ dare – ai nostri figli – le sole cose necessarie che loro ci chiedono: ali e radici.

E voi unimamme che ne pensate? Vi sentite anche voi “orfane”?

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Michele

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