Non si dicono le parolacce!

Bambini felici che giocano

Eccolo qui, il frugoletto che avete cullato, nutrito, coccolato, cresciuto, pulito, che amate al di sopra di ogni cosa, che adorate, venerate e che incrociando le dita sembra crescere sano, forte felice, bello e simpatico. Il vostro orgoglio di mamma e papà fa festa, il piccolo, sì è scalmanato, ma quanto basta per fare di lui un bimbo allegro e divertente.

Poi un giorno, che sembra un giorno qualsiasi, lui non sembra turbato  e nulla sembra diverso dal solito, ma un giorno all’improvviso vi guarda e dalla sua boccuccia adorata escono una sequela di parolacce!

Dove le ha sentite? Chi gliele ha insegnate? Che fare?

Un fattore che purtroppo non aiuta in generale è  che un linguaggio scurrile e inappropriato purtroppo è comune, non solo tra le persone, ma anche molto spesso in televisione o alla radio, e questo certo contribuisce a favorire una sempre più dilagante diffusione dell’uso delle parolacce come se fossero parole appropriate, e anzi opportune.

Ovviamente non è così, per questo è importante saper gestire con i propri figli la fase in cui dire le parolacce dà loro un gran gusto, senza essere autoritari, ma con fermezza e cercando di comunicare il più chiaramente possibile con loro.

Ecco alcuni consigli mirati, in relazione all’età del piccolo, per intervenire rapidamente e con efficacia:

  • nella fascia d’età tra i 3 e i 4 anni il bambino chiaramente non comprende le sfumature di significato delle parole che pronuncia, e si diverte a sentire il proprio suono della voce, perciò spesso ripete le parole che sente e che può aver sentito, ad esempio all’asilo, senza nè coglierne il significato, nè immaginare quali possano essere gli effetti.  Tuttavia i bambini comprendono dalle reazioni di chi è loro intorno che si tratta di parole particolari.  E spesso proprio perchè ne comprendono gli effetti, le ripetono! In questa fase è importante che i genitori imparino a tenere in considerazione il problema senza essere coercitivi, quindi  né assecondando il bambino o magari mostrandosi divertiti, ma cercando di mandare il messaggio che le parolacce possono offendere gli altri e che per questo non vanno dette;
  • se il bambino è nell’età intorno ai 6 anni o più, diventa importante per i genitori definire delle regole di comportamento il più chiare possibili, che possano iniziare ad essere percepite dal bambino e anche rispettate. Sarà importante che i genitori stessi evitino in casa di pronunciare le parolacce, perchè il bambino rendendosi conto che non sono parole utilizzate nel proprio stretto nucleo di appartenenza impari ad utilizzare altre parole per esprimersi. Inoltre se saprà farlo in famiglia, si saprà gestire anche nei contesti esterni, con i coetanei a scuola o con gli adulti.E’ importante che il bambino/ragazzo sia invitato a non esprimersi con le parolacce anche in presenza di altri adulti, degli insegnanti ad esempio, perché questo modo di comunicare rende le conversazioni immediatamente più difficili da gestire proprio per la mancanza di rispetto che c’è nell’usare certe parole;
  • nel caso in cui vostro figlio continui con l’uso delle parolacce in vostra presenza, o in presenza di altri adulti, non esitate ad  intervenire, anche al limite utilizzando delle punizioni che facciano comprendere quale sia l’importanza che voi date all’utilizzo di un linguaggio consono e il più possibile rispettoso;
  • se sentite che utilizza delle parolacce durante una lite con un coetaneo, fatevi spiegare cosa sia successo, invitandolo al racconto di quanto sia accaduto, infatti, gli darete la possibilità di smaltire l’arrabbiatura;
  • imparate anche voi a gestire la rabbia (le parolacce spesso scappano in momenti di agitazione e di rabbia), se vedrà che è possibile  per voi imparerà a  farlo a sua volta;
  • se vedete che non usa più le parolacce, sappiate premiarlo perchè ha imparato a gestirsi senza essere irrispettoso!

Naturalmente non abbiamo la presunzione di pensare che applicando tali regole, il problema si risolva o addirittura non si ponga…però è nostro dovere impegnarci per primi, perchè, si sa, è l’esempio quello che conta! 😉

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