Et voilà. Eccomi qui. Ho partorito. Il 15 aprile alle 18.24 è nata mia figlia Paola, una vitellina di 3680 grammi.
Com’è andato il mio parto? Sarò sincera: male, a tratti malissimo. Mi si sono rotte le acque alle 3 di notte, ma erano torbide quindi io e mio marito siamo schizzati in ospedale. Lì mi hanno sistemato nei pre-parti, ovvero quelle stanze riservate alle donne che hanno ancora pochissima dilatazione o che devono fare il parto indotto. Ebbene, ci sono rimasta fino alle 11.30 quando ho chiesto l’epidurale: avevo contrazioni ogni due minuti, ma ero dilatata pochissimo.
Mi hanno trasferito in sala parto dove sono rimasta (“drogata”) fino alle 18: all’ultima visita il battito della nana ha mostrato sofferenza e allora i medici hanno deciso di praticare il cesareo con anestesia totale. Non ho visto nascere mia figlia, non c’era mio marito con me e quando mi sono svegliata avevo realizzato di essere diventata mamma per modo di dire.
La prima cosa che ho pensato quando ho visto mia figlia è stata: “Com’è cicciona!”. Non l’ho amata da subito, anzi devo dire che i giorni che ho passato in ospedale sono stati molto duri. La prima sera, nonostante i punti e il catetere, mi hanno fatto tenere subito la bambina in stanza: ero stanca morta e volevo solo dormire, invece avevo questa nuova vita di cui occuparmi.
Ovviamente ‘sta creatura doveva mangiare, ma di attaccarsi al seno non ne voleva sapere. Dopo varie discussioni con ostetriche e puericultrici ho deciso di passare al latte artificiale: essere un ostaggio del tiralatte non era la mia vita (ma sull’allattamento dedicherò un post a parte).
Quando sono tornata a casa mia, con mio marito, la prima cosa che ho fatto è dormire nel lettone con lui e mia figlia. E nonostante questo sentivo ancora di non amarla. Mi dava fastidio, perché nessuno mi aveva spiegato come trattarla. Pensavo che me ne sarei innamorata immediatamente e visto che così non è stato mi sentivo ancora più in colpa. Tutti mi dicevano “Hai una bellissima bambina, devi essere contenta!”. Ma contenta di che? Della mia vita stravolta, dei miei orari sballati, della vita di coppia che non era più tale?
Ho sofferto di baby blues. E non ho paura a dirlo, perché c’è ancora troppa omertà sul post parto. Care neo-mamme, se i giorni dopo il parto vi sentite inadeguate, stanche, spaesate: non vergognatevi. Non sorridete per forza, non fate finta di niente. Piangete, sfogatevi, parlate con chiunque vi possa aiutare: marito, amici (veri), genitori, andate sui blog e sui forum di mamme, gli unici angoli sinceri in un mondo reale di falsità.
Nessuno ti insegna a fare la mamma. Non importa quando ti dicono ai corsi pre-parto. E’ un’avventura. Difficile, dura, ma anche immensamente bella. Ora l’ho capito. E sto imparando ad amare questa creaturina che già dimostra di apprezzare Bruce Springsteen, a cui piace lasciarsi asciugare i capelli con il phon, che sorride dopo aver mangiato. Lei, così piccola, ha la serenità e l’equilibrio che mancano a me.
Questa piccola donna mi sta insegnando a vivere: porca miseria!
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