Il video firmato dal giovane regista greco (classe 1984) Constantin Pilavios, “Cosa è quello” ha colpito molti di noi e ci spinge a riflettere.
Perché se è vero che, come ci ricorda il poeta tedesco Wilheim Busch: “Non è difficile diventare padre; essere un padre, questo è difficile!” altrettanto difficile è “essere figli” o diventarlo. Ovvero riuscire ad accompagnare i propri genitori, quando si ha la fortuna di poterlo fare, verso i giorni più lunghi della loro esistenza. Quei giorni in cui il loro viso, spesso improvvisamente ai nostri occhi di figli, si rivela più stanco.
Come se tutti quei problemi e dolori che ogni genitore attraversa, quasi naturalmente dal nostro punto di vista di noi eternamente “i loro bambini”, si fossero stancati di fare “finta di niente” e si facessero finalmente vedere anche da noi, improvvisamente grandi. Ed ecco che diventano visibili una ruga sulla fronte che fissa per sempre un’espressione triste o una debolezza mostrata all’improvviso, segno di stanchezza, vecchia, e spesso anche di malattia.
Ecco che inaspettatamente, noi eterni bambini (almeno per loro), prendiamo bruscamente coscienza che davvero siamo diventati grandi. La sensazione di spaesamento è simile,almeno per alcuni, a quella che si prova quando si diventa genitori. Si tratta di quei rari e infiniti momenti nella vita di ognuno in cui si percepisce che qualcosa è cambiato per sempre. Nel caso di “essere figli” la sensazione è davvero forte e può fare paura.
Perché di fronte ai propri genitori più stanchi ci si sente nudi, impreparati. Perché se quando si diventa genitori, da subito, sappiamo quelli che saranno i ruoli, o meglio lo pensiamo, mentre di fronte ad un genitore stanco ci si può sentire spiazzati, incapaci? E le domande che ci sorgono sono:
Forse questa è la paura più grande. La sensazione di essere soli. Di essere ormai privi di quel tipo di amore unico nella vita di una persona fortunata.
Ma non è così. Chi non ha più i genitori o li ha più anziani sa che non è così o almeno può anche non essere così. Sa che l’amore può trasformarsi e imparare a cambiare a crescere, a diventare adulto. Anche l’amore per un genitore che non c’è più in realtà non scompare. Se all’inizio è vero che tutto si ferma e ci sentiamo come con il cuore congelato, è altrettanto vero che poi, proprio quell’amore, si trasforma e rinasce. Un amore vissuto in modo diverso che inizia a vivere nelle cose e nelle persone che quell’amore ha abitato. Un luogo, una frase, il colore degli occhi di una persona amata da entrambi fa rivivere intensamente quell‘amore.
Così di fronte ad un genitore stanco si impara, pian piano, a modificarsi. Si può imparare però solo se riusciamo a richiamare alla memoria come ci ha amato, accudito, curato protetto proprio quella persona che ora ha bisogno di noi. E impareremo a riconoscere anche in noi stessi la forma più grande di amore.
Quella che ci porta ad andare oltre noi stessi e rispondere 50, 100, 1000 volte se necessario: Eccomi sono qui, mi hai chiamato? Sono qui per te.
Non è certo facile, ma crescere, come diciamo sempre ai nostri figli, non lo è mai!
E ora guardate con noi il video, e diteci se non è meraviglioso!
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