Vita da mamma: quello che avresti giurato di non fare (e hai fatto)…

Non so voi, ma io prima di essere incinta ero piuttosto ignorante sul mondo dei bambini. Cioè sapevo che sono degli individui con una lunghezza variabile tra i 50 cm e un metro e 20 cm, produttori di cacca e pipì, impegnativi, ma anche tanto affettuosi.

Quando aspettavo Paola e vedevo per strada come si comportavano le altre mamme, sorridevo tra me e me e mi dicevo: “Tzè, io non farò mai così“. Insomma, non so per quale motivo, mi ritenevo superiore, pensando di essere molto meglio degli esempi che osservavo e di cui venivo a conoscenza. Soprattutto credevo, ahaahah, che la neonata avrebbe da subito obbedito alla mamma (cioè io) e che avrebbe dormito, mangiato, fatto i suoi bisogni in momenti della giornata precisi. Insomma che mia figlia avesse 50 anni nel corpo di una bambina neonata.

Siccome la vita non finisce mai di sorprenderti, dopo aver partorito (qui ho raccontato la mia verità), ho dovuto rivedere tutte le mie posizioni in materia di “mammità”.

Il parto, e di questo ne sono profondamente convinta, è una sorta di rinascita: lasci un pezzettino di te almeno per un po’ (l’essere “cazzoni”, dormire fino a tardi, l’amore libero con il proprio compagno) per dare la priorità ad un’altra vita, che sebbene occupi poco spazio, ha la forza dirompente di un uragano. In mezzo a questo tu, donna, diventi altro, quasi senza rendertene conto: nel mio caso 24 minuti, il tempo del mio cesareo.

Vi faccio alcuni esempi:

  • Mondo immaginario:  “Mia figlia non dormirà mai nel lettone”.
  • Mondo reale: “Vieni qui Paolina vicino alla tua mamma e al tuo papà, tienici la manina… guarda amore ma non è tanto bella la nostra bambina?”

 

  • Mondo immaginario: “Se piange la lascio nel suo lettino, perché deve imparare a calmarsi da sola”.
  • Mondo reale: (a mio marito) “Non senti com’è inquieta? E’ da un po’ che si lamenta, cosa faccio? La prendo? Ma si, la prendo e la porto nel lettone”. Totale resistenza tra primo mugugno e presa in braccio: 0,5 secondi.

Oppure.

  • Mondo immaginario:”Io non sarò uno di quei genitori che stanno sempre a fare foto ai propri figli; i momenti bisogna viverli”.
  • Mondo reale: “Aspetta Paola: rifai quella faccetta estasiata di quando spingi per la cacca che aggiungo la foto alle 3545 già presenti sul computer!”.

Oppure ancora.

  • Mondo immaginario: “Io non porterò mai mia figlia al centro commerciale, è troppo affollato per una bambina piccola”.
  • Mondo reale: “Oh, ma che carina! Quanto tempo ha?” “11 giorni!”, ho risposto alla cassiera dell’Iper.

E voi? Che cosa pensavate di non fare prima di diventare mamma e che invece avete fatto? 😀

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