Femminicidio: ripartire dai ragazzi e dalle idee

Bisogna partire dalle scuole, dall’educazione per combattere la violenza, altrimenti per noi è come svuotare il mare con un cucchiaino.”

Tra le tante parole che si ascoltano dopo l’ennesima notizia di cronaca riguardante la violenza sulle donne, queste del procuratore aggiunto della procura di Roma, Maria Monteleone, ci sembrano non solo sagge ma anche capaci di accendere una speranza. Parole pronunciate in occasione della premiazione dell’iniziativa: #Noviolenza #donne voci ai giovani una gara di idee.

AIED Roma e Cocoon Projects, hanno dato vita all’iniziativa selezionando progetti provenienti da tutta Italia sul tema della violenza di genere. L’AIED è l’associazione italiana per l’educazione demografica, l’associazione che 60 anni fa ha aperto i primi consultori, quando non c’erano ancora quelli pubblici e ha lottato contro l’abolizione dell’articolo 553 del codice penale che vietava che si facesse informazione sui metodi contraccettivi. La cancellazione dell’articolo è arrivata nel 1971.

Luigi Laratta, presidente della sede romana, così ha spiegato l’obiettivo dell’iniziativa: “Nel nostro statuto c’è la lotta alla violenza contro le donne e i minori e quando la tematica del femminicidio è esplosa ci siamo domandati come poter interagire con i movimenti e le associazioni femminili e femministe. Il nostro obiettivo è fare prevenzione ed educazione entrando nelle scuole e coinvolgendo i ragazzi”.

Chi ha partecipato a #Noviolenza #donne voci ai giovani una gara di idee?  Ecco alcuni numeri:

  • i ragazzi dai 18 ai 29 anni, che hanno inviato i propri lavori sul sito noviolenza.it
  • ben 60 i progetti arrivati in 2 mesi,
  • i progetti sono provenuti da 33 città di tutta la Penisola,
  • 140 i ragazzi coinvolti.

Chi ha vinto? Il premio di 10 mila euro, di cui 7 mila per realizzare il progetto e 3 mila di premio in contanti è stato assegnato a “Donne fuori scena”, ideato da un gruppo di tre ragazze romane.

Di cosa si tratta? Lo spiega Valentina Rapetti, team leader, traduttrice e agente teatrale: E’ un progetto multidisciplinare che parte dai testi delle drammaturghe di cinque diversi continenti e si sviluppa nelle scuole, nei centri antiviolenza, nelle carceri dove vorremmo entrare, per esempio nel braccio femminile di Rebibbia e anche lì portare un testo che parla della violenza vissuta nelle carceri”.
Propongono laboratori teatrali e spettacoli itineranti che portano in scena la violenza sulle donne nelle sue diverse e molteplici forme.

Quali gli altri progetti finalisti? I quattro finalisti sono stati:

  • If you were me, se tu fossi me”, uno spot e un gioco di scambio di ruoli rivolto a coppie, amici, fratelli e sorelle per tirare fuori gli stereotipi e far capire le origini della violenza;
  • “Donna Dì, un milione di no” per portare nelle scuole il teatro, dove vengono messe in gioco le emozioni ma in un contesto protetto, spiegano le ideatrici;
  • Generazione Peer” per promuovere nelle scuole e sul territorio la “cultura della diversità” coinvolgendo nella formazione delle Asl;
  • Dalle ceneri si può rinascere” ideato pet raccogliere fondi nelle scuole per le donne curate nei centri antiviolenza.

Non esiste purtroppo un antidoto alla violenza, nè una legge abbastanza dura che possa da sola formare le prossime generazioni.

Il vero antidoto all’orrore sono le idee, il credere nella formazione, in azioni reali in grado di continuare a dare voce e speranza a chi non ne ha piu.

Perché, come dice un movimento in difesa dei diritti delle donne nel suo stesso nome: se non ora quando?

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