Fino a poco tempo fa vi era una diferenziazione, poco piaciuta, tra le lavoratrici dipendenti e le libere professioniste.
Recentemente la Corte Costitutzinale con la sentenza 22.11.2012 n° 257, si è pronunciata in merito alla disparità di trattamento che vedeva la mamma libera professionista che adotta un minore di godere dell’indennità di maternità.
La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 64, al comma 2, del decreto legislativo 151/2001 del 26 marzo, il c.d. Testo Unico in materia di maternità e paternità, nella parte in cui relativamente alle lavoratrici iscritte alla gestione separata che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, prevede l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi, come è riconosciuto alle lavoratrici dipendenti.
La Corte Costituzionale precisava che, “l’irragionevolezza di tale trattamento differenziato è palese, ove si consideri che, in entrambi i casi, si verte in tema di adozione o di affidamento preadottivo”.
Oggi dunque alle donne libere professioniste che adottano un bambino viene riconosciuta, al pari delle altre lavoratrici, l’indennità di maternità per cinque mesi e non per tre.
La Corte ha decretato come non vi è più un esclusivo scopo di proteggere la mamma, ma di garantire l’interesse principale del minore, in riferimento non solo ai bisgoni quotidiani e fisiologici, ma in riferimento alla sua crescita.
Ma qual’era il precedente sistema normativo?
Alle lavoratrici dipendenti, in caso di adozione o affidamento preadottivo nazionale e internazionale, veniva riconosciuto un congedo di maternità, nonché indennità, per un periodo di 5 mesi.
Alle lavoratrici iscritte alla gestione separata, come ad esempio agli avvocati, veniva riconosciuta una indennità di maternità per un periodo di soli tre mesi.
Ora per fortuna questo non accade più, questa differenziazione non esite più, c’è una parità di trattamento e un’uguaglianza che doveva essere garantita da tempo.
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