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“Suo figlio non ce l’ha fatta”: le dice il medico ma poi accade il “miracolo”

Published by
Michele

Abbiamo già parlato in un post di tempo fa degli incredibili effetti positivi della cosidetta canguro-terapia, di quanto e come il calore e l’amore di una mamma possano aiutare i più piccoli a riprendersi con esiti sorprendenti. E proprio sorprendente è la vicenda che ha coinvolto la famiglia Ogg.

Il figlio nasce prematuro e i medici lo ritengono morto, ma l’abbraccio della mamma cambia tutto

Dopo il parto gemellare, avvenuto a 27 settimane, i medici avevano annunciato ai neogenitori Kate e David che se la piccola Emily, seppur piccina e prematura, aveva reagito bene, il piccolo Jamie non ce l’aveva fatta, non respirava.

La reazione di Kate è stata istintiva e provvidenziale, come possiamo sapere dalla sue stesse parole:

“Il medico mi chiese, dopo il parto, se avevamo già dato un nome a nostro figlio. Io gli dissi che si chiamava Jamie, e lui tornò da me con il bimbo in braccio dicendomi: “Abbiamo perso il piccolo Jamie, non ce l’ha fatta. Mi dispiace’.

E’ stata la peggior sensazione che abbia mai provato, presi Jamie in braccio, lo strinsi a me. Le sue braccia e le sue gambe penzolavano dal suo corpo, non si muoveva.

Io e David abbiamo iniziato a parlargli, gli abbiamo detto il suo nome e che aveva una sorella, gli abbiamo detto ciò che avremmo voluto che facesse nella sua vita.

Dopo un po’, ha iniziato a muoversi, a respirare ancora. Ho pensato ‘Mio Dio, cosa succede?’”

Nonostante i medici avessero interpretato tali movimenti come un riflesso naturale, e non come un segno di vita, gli Ogg avevano deciso di continuare a tenerlo “pelle a pelle”, e dopo due ore Jamie aveva aperto gli occhi, si muoveva, respirava e aveva anche bevuto un po ‘di latte dal dito di sua madre.

I medici avevano stentato a crederci, ma oggi i 2 gemellini stanno bene, come i genitori stessi hanno raccontato ai media.

Kate e Davide sono infatti diventati dei convinti sostenitori della “canguro-terapia”, che non è utile solo paesi in via di sviluppo dove magari le incubatrici possono mancare, ma in generale, lo è per tutti i bambini che nascono e hanno ancora bisogno del contatto diretto con la mamma, del calore e di sentirne il battito, rumore con il quale sono nati e cresciuti nella pancia!

Non è facile esprimere giudizi su storie come questa. Quello che è sicuro è che è una bella storia da condividere, e che l’amore di una mamma e il calore del suo corpo hanno aiutato il piccolo Jamie a lottare per la vita. Come lo stesso papà di Jamie sottolinea con queste parole : “Per fortuna ho una moglie molto forte e molto intelligente, ha agito istintivamente e se non avesse fatto ciò che ha fatto quasi sicuramente Jamie non sarebbe qui”. 

E voi unimammme, che ne pensate? Anche voi avete potuto stringere i vostri bambini appena nati?

Michele

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