Parlando di adozione internazionale, occorre purtroppo fare una distinzione tra:
- adozione legale, operata tramite operatori autorizzati e che riguarda realmente bambini orfani o abbandonati,
- adozione illegale, risultato di traffici di bambini, rapiti ad esempio negli ospedali o venduti da madri disperate e raggirate.
E’ quello che purtroppo è accaduto in questi ultimi giorni in due diversi paesi, Guatemala e Cina, diversi e lontani, ma che per certi aspetti presentano somiglianze, prima fra tutte la povertà e la scarsa cultura presente soprattutto in alcune zone…
Ma arriviamo alle notizie.
In Guatemala, è stata arrestata una banda che solo nei primi mesi del 2013 ha rapito ben 22 bambini, sottraendoli dagli ospedali o rapendoli per strada. Due i motivi:
- darli in adozione a coppie facoltose, dietro pagamento di ingenti somme di denaro,
- “usarli” per il mercato nero degli organi.
Della banda facevano parte dottori e ostetriche degli ospedali, che fornivano falsi certificati di nascita, ma anche un avvocato e un giudice, figure necessarie per le pratiche di adozione.
Essendo l’adozione illegale ed il sequestro di bambini piaghe da anni del Guatemala, le autorità hanno pensato di reagire fornendo gli ospedali di speciali braccialetti elettronici che collegano immediatamente madre e figlio, ma tale soluzione stenta ad essere attuata…così come il posizionamento di telecamere negli ospedali, purtroppo!
Passando alla Cina invece, nella regione nord-occidentale dello Shaanxi le autorità hanno arrestato diverse persone, tra cui un medico specializzato in ostetricia, per il reato di traffico di bambini in un ospedale. Il medico per sottrarre i bambini appena nati, diceva ai genitori che i bambini presentavano problemi congeniti e che difficilmente sarebbero sopravissuti. Ben 55 sono state le segnalazioni di rapimenti di bambini nello stesso ospedale…
La buona notizia è che un bambino è stato recuperato e restituito ai genitori biologici, ed è il bambino nella foto!
Così come per il Guatemala, le misure finora adottate non aiutano a fermare tale fenomeno, e in Cina nemmeno la pena di morte prevista per questo genere di reato funge da deterrente….
Cosa si può fare quindi? Non è facile rispondere, sicuro è che bisogna iniziare a lavorare sulla “cultura” di questi paesi, è questo il problema principale… e nel frattempo vigilare!
Noi possiamo solo parlarne… 🙁