Capisci di essere invecchiata quando ti ritrovi a fare discorsi sulle generazioni, sui giovani. Ecco che tocca anche a me, e quindi come tutti coloro che si apprestano ad accettare l’incombenza dell’età adulta insieme al pagamento dell’affitto e alla necessità di fare dello sport per evitare che il corpo crolli sotto i colpi della gravità, mi appresto a fare il punto sulle nuove generazioni e le conseguenti definizioni.
Parliamo di “generazione Z” ovvero quella generazione di giovani che sono nati quando già impazzava il web. Stiamo parlando dei ragazzi nati tra il 1991 e il 2010, quelli che non hanno idea di che cosa fosse il gettone per la cabina telefonica, che non hanno mai visto Beverly Hills 90210 ( e che anzi forse ne conoscono la nuova versione mai paragonabile a quella in cui tutte sbavavamo per Dylan e imitavamo la frangia di Brenda), insomma, per tornare a bomba e rinverdire la mia personale ferita: i giovani, proprio i giovani!
Quanto i sociologi si chiedono in merito è:
Pensiamoci un attimo: la generazione Z è assai meno abituata alle relazioni dal vivo, è portata con maggiore facilità alle risposte immediate, l’interazione continua, la continua reperibilità.
Oltre a questo, siamo di fronte ad una generazione che reperisce le proprie fonti ed informazioni quasi esclusivamente dal web e che nella stragrande maggioranza dei casi è abituata a formarsi direttamente su quanto trova in rete.
Quanto emerge chiaramente è che la nuova generazione sia fortemente individualista e non così orientata alla socializzazione dal vivo, ormai soppiantata totalmente o quasi dalle comunità virtuali in cui ci si scambia di tutto e anche troppo (basti pensare ai fenomeni di bullismo va web, ai casi di ricatto e di minacce per gli adolescenti che con troppa facilità si scambiano informazioni…)
La generazione Z è anche una generazione di consumatori che utilizzano il web per fare acquisti che orientano attraverso la “viralità” (ovvero la possibilità di scambiarsi messaggi e comunicare le proprie preferenze, i gusti e diffondere mode e nuovi “costumi” attraverso i video su Youtube oppure i “like” di Facebook”).
Questo chiaramente orienta di conseguenza il mercato stesso che inizia a sfruttare la viralità per adattarsi a questi nuovi consumatori.
Per quanto riguarda invece la percezione che questi appartenenti alla generazione Z hanno di se stessi, è ben diversa da quella dei propri genitori soprattutto sul piano lavorativo: questi ragazzi sanno che non avranno la stessa condizione economica dei loro genitori, ma al contempo sono orientati su lavori meno legati alla routine del lavoro di ufficio che percepiscono più frustranti.
Quanto di interessante emerge da queste ricerche è che comunque i ragazzi/consumatori di oggi sono interlocutori più consapevoli, con cui le aziende dovranno imparare a dialogare non totalmente passivi e inebriati dallo scintillio delle proposte, ma soggetti interattivi per cui inventare prodotti dedicati.
Ed eccoci alle considerazioni finali che consistono in un mai troppo datato: “ai posteri l’ardua sentenza“, ogni generazione cambia e fa cambiare i tempi, speriamo solo di andare ancora a prendere un caffè e di berlo allo stesso tavolino…
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