Oggi 17 settembre festeggiamo il nome Roberto, il cui significato è “splendente di gloria”, un nome ideale per il vostro bimbo.
Il nome, originario della Germania, diffusosi dal XII secolo, è particolarmente in uso nel Nord e nel Centro.
Simpatiche anche le sue varianti:
Naturalmente al femminile, il nome è Roberta.
Intelligenza, memoria, volontà, sicurezza di sé, solidità e vivacità sono alcune delle doti che contraddistinguono chi porta questo nome.
Numero fortunato: 6
Colore: rosso
Pietra: rubino
Metallo: rame
L’onomastico viene tradizionalmente festeggiato il 17 settembre, in onore di San Roberto Bellarmino, gesuita, cardinale e dottore della Chiesa, nato nel 1542 e morto nel 1621, patrono di:
Fin da giovanissimo il cardinale Roberto Bellarmino mostrò le sue doti letterarie, tanto che poi scrisse molte opere esegetiche, pastorali e ascetiche. Attirò su di sé grande fama come insegnante e predicatore.
Nel 1576 fu richiamato in Italia da Papa Gregorio XIII che gli affidò la cattedra di “Controversie“ da poco istituita, che prevedeva l’insegnamento di quale doveva essere la posizione giusta riguardo ai diversi punti dottrinali oggetto di controversia. Egli tentò di sistematizzare le varie controversie teologiche dell’epoca, difendendo la fede cattolica ed ottenendo una grande risonanza in tutta Europa. Per tale motivo, fu soprannominato “martello degli eretici“.
Guidò san Luigi Gonzaga, che morì all’età di 23 anni per aver salvato un uomo affetto da peste, e ne promosse il processo di beatificazione.
Partecipò a due processi molto importanti: quello a Giordano Bruno e Galileo Galilei.
Negli ultimi anni della sua vita continuò il suo austero modo di vivere dedicando la maggior parte del tempo a preghiere e digiuni.
Famosa è la sua opera che lo rese “maestro” di tanti fanciulli: il “Catechismo“.
Infine, dopo aver scritto diverse opere teologiche, scrisse un’ultima opera “L’arte del ben morire”, con la quale spiegò la maniera per morire con serenità.
Morì nel 1621 e il processo di beatificazione durò ben 3 secoli: solo nel 1930 fu riconosciuto beato, santo e dottore della chiesta, come San Giovanni Cristoforo. E’ oggi venerato nella chiesta di Sant’Ignazio di Loyola a Roma, perchè gesuita, dove è conservato il suo corpo, visibile sotto l’altare a lui dedicato, con l’abito cardinalizio e volto e mani ricoperte d’argento.
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