Ad esempio la dottoressa Tiffany Field , direttrice del Touch Research Institute (TRI), ha condotto una serie di studi trans-culturali esaminando il livello di contatto fisico e di rabbia in alcuni bambini in età prescolare e nell’adolescenza della Francia e degli Stati Uniti.
Queste le principali conclusioni:
Abbracciando i propri figli si libera l’ossitocina, che viene denominato anche “l’ormone dell’amore“. Non è un caso, infatti, che fin dalle prime ore di vita si inducano le madri a instaurare un contatto pelle a pelle con il proprio neonato: il bambino infatti si abituerà al calore della mamma, ma non soltanto, perché riceverà appunto quella prima dose di sicurezza che lo renderà successivamente un bimbo autonomo e si spera felice.
Anche sui bambini nati prematuri viene esercitata quella che si chiama la “marsupio terapia“: li si contiene in un abbraccio, in modo che ne traggano beneficio dal punto di vista fisico.
Abbiamo visto che il contatto non è solo una manifestazione d’affetto, ma anche e forse soprattutto una medicina per i piccoli. Lampante è la storia di Kate Ogg, che tanto ci ha emozionato, una mamma che abbracciando suo figlio nato prematuro, l’ha tenuto in vita dopo che i medici lo avevano dato per “spacciato”.
D’altronde, se ci pensiamo bene, anche quando siamo innamorati abbiamo voglia di toccare l’altra persona, di baciarla, di abbracciarla. Se amiamo una persona, in questo caso i nostri figli, coccoliamoli, abbracciamoli, riempiamoli di carezze: quando, tra molti anni, saranno, ce lo auguriamo, delle persone autonome e senza particolari carenze, sarà anche un po’ merito nostro.
E voi unimamme che ne pensate? Eravate al corrente del potente effetto del tocco?
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