Il titolo di per sé la dice lunga. In Francia è partita la terza edizione del reality Baby Boom Blues, in onda sul canale privato TF1 e che parla delle ragazze che scelgono di partorire in un ospedale vicino Parigi, dove ogni anno avvengono migliaia di nascite.
Il docureality esiste da due anni, ma solo da questa terza stagione, si è voluto dare maggior risalto ai lati oscuri della maternità, quelli che nessuno ti racconta, ma che poi, quando te li ritrovi davanti, sei completamente impreparata ad affrontare.
In Italia sembra che la parola “baby blues” così come la “depressione post partum” sembrano essere ancora tabù. C’è il film di Alina Marazzi “Tutto parla di te”; il bellissimo libro di Deborah Papisca “Di materno avevo solo il latte“, ma di altro per così dire di ampio respiro, tanto da instaurare un dibattito sociale e culturale, ancora poco.
Ci si ricorda delle madri solo nei fatti di cronaca nera, quando avviene un infanticidio. E allora giù a colpevolizzare queste donne con frasi come “ma dovevi ammazzarti tu piuttosto che i tuoi figli”; “una così non doveva diventare madre” etc…
Ora, io non giustifico chi compie un gesto così estremo, ma se prima di diventare mamma ero molto categorica, ora cerco di mettermi nei panni di chi non ha trovato altra soluzione che uccidere i propri figli. L’attrice comica e neomamma Florence Foresti, autrice di uno spettacolo che si chiama “Mother Fucker” dice: “Non tutte le donne farebbero figli, se sapessero quel che accade davvero”.
L’altro giorno mi trovavo in un’ospedale e ho intravisto una serie di donne che stavano facendo il corso pre parto: erano così felici e sorridenti che non ho avuto il coraggio di dire loro come sarà, appunto, per davvero. Essere mamma è un’avventura bellissima e terrorizzante ma per questo in Italia, siamo ancora troppo indietro. Un po’ per timore, un po’ perché si pensa alla maternità solo come un fatto positivo, le strutture di sostegno alle mamme sono ancora poche. Ci sono dei centri di eccellenza, ma bisogna soprattutto avere il coraggio di chiedere aiuto. Non sarete meno forti se lo fate. Inoltre, bisogna che sui media se ne parli (non tutte hanno dimestichezza con la rete), non solo quando accade una tragedia, ma facendo prevenzione, ascoltando, e soprattutto togliendo il velo ad una realtà di perfezione che non esiste.
Se volete saperne di più e per trovare tutti i centri di eccellenza italiani che vi possono aiutare, è attivo un progetto dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da), chiamato proprio Depressionepostpartum.
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