Quando vediamo una persona soggetta a un atto di discriminazione ci indignamo, ma quando è un bambino e per giunta portatore di un handicap ad esserlo cominciamo a chiederci quale esempio vogliamo dare alle nuove generazioni.
In una scuola elementare in provincia di Napoli, un gruppo di genitori, dopo aver appreso che i loro figli sarebbero stati in classe insieme a un bambino autistico ha chiesto di poterli indirizzare in altre sezioni. Non vedendo esaudito quanto richiesto hanno deciso di trasferirli in un altro istituto.
Da parte loro i genitori dei bambini emigrati in altre scuole non vogliono essere additati come mostri crudeli e reclamano a gran voce di essere stati spinti da motivazioni puramente didattiche.
“Temevamo semplicemente che i nostri bambini potessero rimanere indietro con l’apprendimento dei programmi, dovendo necessariamente adeguarsi ai tempi di un compagno in difficoltà” ha dichiarato una delle mamme dei ragazzi.
Senza stare a dibattere sul fatto che la scuola non dovrebbe essere solo luogo deputato all’apprendimento, ma anche alla crescita (in senso umano) e all’integrazione, la faccenda va contestualizzata in uno scenario di difficoltà evidente dell’istituto in questione, forse causato da carenza di personale.
La scuola di Mugnano infatti vanta, tra i suoi piccoli iscritti, il maggior numero di bambini affetti da autismo e forme gravi di disabilità.
“Ben cinquantadue. Per ognuno di loro facciamo l’impossibile, nonostante l’esiguo numero di insegnanti di sostegno a nostra disposizione” si difende la Preside.
Inevitabili sono state le polemiche da parte di associazioni, movimenti e singoli.
Il Primo cittadino del Comune campano non esista a mostrare la sua solidarietà nei confronti della famiglia del ragazzino autistico, che per giunta ha assistito in diretta alla defezione dei compagni del piccolo.
A lui è domandato di far chiarezza anche su possibili pressioni di membri dell’Amministrazione.
Comunque vadano le cose ormai l’anno scolastico è cominciato e Giovanni, così si chiama il bambino, ha sei amici in meno con cui poter imparare, giocare e crescere.