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Categoria Salute e benessere bambini

La sindrome del figlio unico e le sue conseguenze

Published by
Maria Sole Bosaia

Ormai è diventato difficile vedere nidiate di bambini saltare fuori da grosse automobili famigliari o letti a castello sistemati alla meglio per far spazio ai nuovi arrivati.

In Italia, dove il drastico calo della natalità infantile è un fatto assodato, ci sono sempre più figli unici, che non sono necessariamente persone sole, ma che potrebbero avere qualche problema, durante la crescita, a causa di un eccessivo attaccamento dei genitori.

La congiuntura economica, la maternità in tarda età sono alcune delle cause della presenza di 1.4 bambini per coppia.

Secondo Dettore, professore associato di psicologia clinica all’università di Firenze e Presidente dell’Istituto Miller di Genova, sussitono alcuni fattori che concorrono a definire questo fenomeno:

  • le persone sono più concentrate sui propri bisogni
  • i figli costano e sono difficili da mantenere
  • le donne si realizzano tramite il lavoro

In generale, le persone non investono nella ricerca del partner ideale e i single sono in aumento.

Per questo, quando finalmente una coppia decide di mettere al mondo un figlio e che con molta probabilità sarà anche l’unico, il piccolo viene trattato come un piccolo principe o principessa, osannato da tutti.

Si viene a creare la cosiddetta “sindrome del figlio unico, di cui sono affetti non solo i bimbi, ma anche i genitori.

In pratica le madri si attaccano così tanto alla prole da impedirle di crescere in modo armonioso e consono alla loro età.

Un esempio di questo problema è il percorso da casa a scuola dei ragazzini italiani.

Una ricerca dell’Istc – Cnr del Policy Studies di Londra dimostra che:

  • l‘8% dei bimbi torna a casa da solo, in Inghilterra invece è il 25% e in Germania il 76%
  • per il ragazzini delle medie inferiori la percentuale è del 34%, a fronte del 68% dei tedeschi e del 78% degli inglesi.

Il quadro non è dei migliori, poiché evitando ai figli di correre dei rischi si impedisce:

  • un adeguato sviluppo dell’autostima,
  • un aumento delle competenze
  • una crescita sul piano cognitivo e sociale.

Le conseguenze di un atteggiamento eccessivamente protettivo possono manifestarsi in modo drammatico durante l’adolescenza con:

  • uso di droghe
  • voglia di velocità
  • sessualità promiscua.

Se le madri iperprotettive che dicono sempre di sì a tutto quello che vogliono i bambini, senza contestarli mai per paura di farli soffrire o per semplice comodità, evitando capricci e sfuriate, si soffermassero un momento a pensare quale danno stanno arrecando, loro forse pronuncerebbero qualche no in più.

E voi mamme, siete d’accordo con questi dati? Dite qualche volta no?

Maria Sole Bosaia

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