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Trapianto di organi: il donatore si cerca sul web

Published by
Michele

Il trapianto di organi per la particolare connessione che c’è tra la vita e la morte sta diventando un problema fondamentale della nuova generazione. Il trapianto di organi, si sa, è un intervento chirurgico con il quale si sostituisce un organo malato con uno sano.

Ci sono quattro tipi di trapianto:

  • Autotrapianto: che si esegue nello stesso soggetto (cute o midollo osseo)
  • Trapianto autologo: da un soggetto ad un altro della stessa specie
  • Trapianto eterologo o xenotrapianto: tra esseri di specie diverse (ad esempio tra uomini e animali)
  • Isotrapianto: tra individui geneticamente identici (gemelli monozigotici)

Il trapianto può riguardare:

  • Organi vitali (rene, cuore, fegato polmone, pancreas, intestino)
  • Frammenti di tessuto (cornea)
  • Segmenti di vasi, di ossa, di ghiandole surrenali, di pancreas
  • Tessuti rigenerabili (midollo osseo e pelle)

Alcuni organi e tessuti possono essere donati dopo la morte:

  • cuore
  • reni
  • fegato
  • polmoni
  • pancreas
  • intestino
  • pelle
  • ossa
  • tendini
  • cartilagine
  • cornee
  • valvole cardiache
  • vasi sanguigni

La donazione di determinati organi e tessuti, però, può avvenire anche da parte di una persona vivente:

  • rene
  • parte del fegato
  • midollo osseo
  • cute
  • placenta
  • segmenti osseo-tendinei
  • cordone ombelicale

Decidere di donare i propri organi dopo la morte è un gesto di grande generosità. Così facendo, infatti, si dona ad una o più persone la possibilità di guarire e riprendere una vita normale. Tuttavia, la donazione di organi in Italia resta ancora un tabù anche se, non è un problema solo nostro. Se, però, esistono altri Paesi in cui donare gli organi dopo la morte è diventata una prassi, significa che c’è un problema culturale.

Ma perché si ha così paura dell’espianto degli organi? Le ragioni sono tante e possono essere racchiuse nelle seguenti risposte:

  • paura di affrontare l’argomento morte
  • timore dell’incertezza sui metodi di certificazione della morte

Eppure, basterebbe immaginare che siamo noi stessi o un nostro caro ad aver bisogno di un organo per dire sì alla donazione.

Negli ultimi tempi, però, la lunghezza delle liste d’attesa e la scarsa quantità di organi disponibili spinge la gente a cercare un donatore di organi sul web.

E così, nell’era in cui tutto, dall’amore all’amicizia, si cerca su internet, anche la caccia ad un organo sano avviene attraverso i social network o le petizioni on line.

A maggio 2013, ad esempio, la famiglia della piccola Sarah Murnaghan, in lista d’attesa per il trapianto dei polmoni, ha iniziato una petizione sul sito change.org web per chiedere che anche i bambini sotto i 12 anni potessero ricevere un organo adulto. La petizione on line ha avuto successo: un giudice federale, infatti, ha dato loro ragione e oggi, la piccola Sara ha ricevuto i suoi organi nuovi e ha cominciato il cammino verso la sua nuova vita.

Eddie Beatrice, un uomo che avrebbe dovuto aspettare cinque anni per ricevere un rene nuovo, ha, invece, trovato la sua donatrice su Facebook.

Le testimonianze dei pazienti stanno cambiando le regole della medicina. E così, oggi sui social network, si possono trovare anche i donatori di organi.

Ma davvero un social network può aumentare il numero donatori di organi? A quanto pare sì e il merito è tutto di Facebook che, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ha introdotto lo status “organ donor” con cui si sceglie di far sapere agli altri che si è un donatore di organi. Una scelta importante che il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg descrive come una novità «che può salvare migliaia di vite umane».

Gli utenti inglesi e americani, così, potranno scrivere sul loro diario, alla voce «Avvenimento importante», se sono o meno donatori di organi. In questo modo possono automaticamente accedere ai link dei registri dei donatori e iscriversi immediatamente. Purtroppo, però, per l’Italia, la soluzione Facebook per le donazioni di organi è ancora lontana e spesso ci si imbatte in siti d’annunci in cui è facile trovare un organo, spesso un rene. Basta scrivere “cerco un rene” su Google e il gioco è fatto.

Non tutti, infatti, scelgono di donare un rene o il midollo osseo per un gesto d’amore estremo, c’è anche chi è costretto a farlo perché è disperato. Sono tantissimi, infatti, gli annunci di chi, ormai disoccupato da anni, cerca di dare una svolta alla propria vita, vendendo il proprio rene.

Il web, dunque, da una parte ha permesso di ampliare i canoni della medicina e di salvare migliaia di vite umane attraverso metodi non ortodossi; dall’altra parte, però, nasconde storie di dolore e di disperazione.

I social network, dunque, hanno sì il potere di sovvertire l’intero sistema di assegnazione ma possono rivelarsi razzisti più delle persone. Non è difficile immaginare che per una persona bella e attraente sia più facile ottenere una donazione rispetto a chi è brutta.

E allora, ben vengano i progressi informatici anche nel campo della medicina, ma forse sarebbe il caso di diventare donatori di organi solo per una scelta d’amore e di generosità dettata dal cuore!

E voi che ne pensate?

 

 

Michele

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