Uno dei momenti più delicati della crescita dei nostri bambini è, sicuramente, il momento del pasto. Spesso può accadere che il pasto si trasformi in un conflitto tra genitori e bambino.
Le classiche frasi
e via dicendo possono creare un senso di insoddisfazione nei genitori, che, per evitare un eventuale rifiuto, si ritrovano a preparare pietanze che appaghino i gusti del bambino
Dopo il parere del pediatra e le rassicurazioni sulla crescita regolare del bambino, bisogna cercare di individuare le motivazioni di questo rifiuto del cibo, al fine di gestire questa situazione evitando inutili apprensioni, sia nel bambino che nel genitore.
Alimentarsi è necessario per crescere bene in salute e alimentarsi poco e/o male è quasi sempre un motivo di preoccupazione per i genitori, soprattutto per la mamma, perchè fin dal concepimento emerge in lei quell’innato senso di dovere nei confronti del bambino.
Per tutti i nove mesi della gravidanza l’alimentazione della mamma è “programmata” in virtù del bambino:
ed anche lo stile di vita cambia per non procurare fastidi allo sviluppo del feto che cresce e si forma.
Una volta nato, la mamma continua a garantire il legame particolare con il bimbo e a nutrirlo attraverso l’allattamento.
Crescendo, si arriva a uno step fondamentale sia per i genitori che per il bambino, step a volte difficile da affrontare: lo svezzamento.
Il bambino comincia a conoscere nuovi sapori, a vivere nuove esperienze, sperimentando il mondo che lo circonda attraverso i sensi, in modo particolare con il tatto. Sspesso capiterà che il momento della pappa si trasformi in un momento di confusione e di pasticci, perchè il bambino toccherà il cibo per familiarizzarci, essendo finora abituato solo al latte, sia come sapore che come densità.
Nelcaso di rifiuto del cibo il genitore dovrebbe,in primis, cercare di comprendere se dietro al rifiuto del cibo si celi qualche disagio emotivo: può accadere infatti che il bambino , per reagire a tensioni o conflitti che si vivono in casa, alteri i suoi bisogni fisiologici, quali il mangiare e il dormire, rifiutando il cibo, dormendo male e piangendo spesso. Ecco che quindi è indispensabile far vivere il bambino in un ambiente quanto più possibile sereno.
Il bambino emula i genitori, plasma il suo carattere su quello dei genitori e dell’ambiente che lo circonda:
Stessa cosa dicasi per l’alimentazione: i bimbi, attraverso i genitori impareranno come e cosa mangiare.
Mangiare tutti insieme attorno al tavolo imprimerá nel bambino l’idea del mangiare. Inoltre, per evitare qualsiasi distrazione, e rendere piacevole il momento del pasto si potrebbe:
Piatti e bicchieri colorati, pupazzi e giocattoli vari se da un lato servono a rasserenare il bimbo, dall’altro lato tendono a spostare l’attenzione altrove, mettendo in atto una sorta di inganno, in quanto il bambino continua a non mangiare.
Un modo per avvicinare il bambino all’argomento cibo sarebbe quello di coinvolgerlo nella preparazione delle pietanze, chiaramente adeguando la sua collaborazione alla sua età.
Bisogna armarsi di tanta pazienza e di tanti eventuali approcci.
Un pediatra, qualche tempo fa, per tranquillizzare una mamma preoccupata per l’inappetenza del proprio figlio le rispose: “Signora, non si preoccupi, il bambino se non mangia o ha mangiato o mangerà”. Questo per dire che tra un pasto e l’altro è necessario far intercorrere abbastanza tempo e quindi bisogna intervallare i pasti durante la giornata in modo uniforme.
Lo stesso pediatra disse che è al quanto inutile premiare o punire il bambino se mangia o, viceversa, se non mangia, anzi le classiche frasi “Se mangi ti compro…” o “Se non mangi non ti do...” potrebbero creare confusione nel bambino che, in quanto essere intelligente, potrebbe utilizzare il pasto come arma di ricatto.
Per concludere, è compito dei genitori vigilare sulle esigenze emotive dei loro figli e comportarsi di conseguenza, prevedendo di chiedere aiuto agli specialisti se l’atteggiamento del figlio sia un serio motivo di ansia e preoccupazione.
Che ne dite, siete d’accordo?
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