Il rapporto tra fratelli e perché due persone nate nello stesso contesto sociale siano molto diverse tra di loro sono alcuni di quei misteri indagati, a più riprese, dalle scienze.
Rapporto tra fratelli: alcuni studi indagano
Sin dal 1800 la nascente psicologia ha iniziato a studiare comela successione nella nascita influisca sulla nostra vita.
Il primo a formulare una teoria sul come l’ordine di nascita condizioni la nostra personalità è stato un certo Alfred Adler, secondo cui i punti di forza e debolezze di un individuo si sviluppano a partire dalla nostra collocazione in ordine di arrivo in famiglia.
Nel 1997 un libro: Born to be Rebel, di Frank J. Sulloway, suggerisce che:
- i primogeniti sono più conformisti, meno solidali e meno tendenti a identificarsi coi perdenti, sicuri di sè, dominatori, meno disposti a correre rischi
- i secondogeniti sono più creativi e ribelli-
I maggiori, sempre secondo Sulloway, sarebbero privilegiati e quelli destinati a rappresentare la famiglia, mentre i secondi, partiti in ritardo, devono cercare di recuperare evitando il conflitto con il primogenito.
Nel 2000, nuovi studi condotti su 200 persone hanno dimostrato che:
- i figli maggiori ottengono migliori risultati accademici
- i figli di mezzo sono socievoli
- i figli più piccoli sono i più ribelli, ma anche empatici e persone gradevoli.
Quello su cui tutti concordano è che:
- il più grande ha maggiori vantaggi
- il più piccolo gode di più libertà.
Numerosi però sono i fattori che influenzano la crescita di un individuo:
1- Il trattamento differenziato: i bambini sono consapevoli delle diversità di trattamento rispetto ai fratelli. Questo ha effetti sulle capacità di adattamento dei figli, il sentimento di competenza sociale e l’autostima nel futuro.
2- L’ordine di nascita: determina discrepanze nella vita famigliare e influenza le modalità di interazione della fratria. I maggiori, oltre ai vantaggi sopra elencati, devono affrontare il disagio del nuovo arrivato. Il secondogenito invece deve confrontarsi con qualcuno più grande, che però non è il genitore. A volte il primogenito può essere idealizzato dal piccolo, che lo prende come esempio, mentre il grande, se la differenza di età è tanta, può fungere da figura intermediaria tra il fratellino e i genitori.
3- Il rapporto tra fratelli: esperienza differenti creano diversità nello sviluppo di ciascuno. Una certa rivalità è praticamente inevitabile, ma molto dipende anche dalla qualità del legame di attaccamento tra la madre e ciascun figlio.
I rapporti tra fratelli quindi possono essere:
- amichevoli e positivi
- negativi e ostili.
Si tratta in sostanza di una forte intimità non voluta in cui due persone si contendono l’amore dei genitori. I conflitti non devono essere evitati e i genitori devono aiutarli a riflettere su ciò che accade negli scontri.
Fermo restando che ognuno è un individuo a sé stante con le proprie esperienze e temperamento, alla fine sono soprattutto gli ambienti non condivisi a determinare in gran parte chi siamo o saremo.
E voi unimamme che ne pensate?
E voi mamme come gestite il rapporto coi vostri figli?
Noi vi lasciamo con uno studio secondo cui i fratelli più piccoli migliorerebbero la salute dei maggiori.