Abbiamo già parlato di bullismo, riferendoci al Cyberbullismo, forma che si manifesta in rete, e al bullismo rosa, delle ragazze e poco più che bambine, principalmente mediante commenti crudeli sui social network come Facebook e Twitter.
Entrambe le forme appartengono al bullismo, inteso come prepotenza, sopruso perpetrato da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei, soprattutto in ambiente scolastico.
I principi sui quali si basa il bullismo sono, essenzialmente, tre:
Per molti ragazzi, il bullismo è una realtà quotidiana, infatti 3 genitori su 4 affermano che i loro figli hanno assistito a un incidente di bullismo a scuola:
Importante, al fine di approcciare ragazzi e bambini, che spesso sottovalutano il problema, è assicurarsi che i messaggi siano quelli giusti.
Riportiamo una serie di suggerimenti di PACER (Parent Advocacy Coalition for Educational Rights), un’organizzazione americana di genitori di ragazzi disabili che da oltre 30 anni si occupa di supporto alle famiglie, su cosa fare e cosa non fare in caso un ragazzo o un bambino sia protagonista di un atto di bullismo
1. Dire loro che non sono soli
Bisogna spiegare alla vittima che, purtroppo, è una cosa che puó capitare a tanti, e che non ha alcuna colpa di ciò. Le vittime dei soprusi, parlano raramente con gli adulti delle violenze che subiscono. Si chiudono in se stessi, esitano a raccontare le proprie giornate. Questo perché loro hanno paura di subire maggiori violenze per aver “parlato”.
2. Domandare quotidianamente
L’intervento della famiglia diviene determinante. Mamme e papà devono imparare a comprendere il proprio figlio più di quanto egli sappia fare da solo. Bisogna fare al bambino domande sulla sua giornata scolastica e sulle sue esperienze. Anche le domande più banali (cosa hai fatto? con chi sei stato?) potrebbero aiutare a rilevare cambiamenti nella quotidianità scolastica del bambino, potrebbero indicare un problema di bullismo e, di contro, potrebbero far sentire protetto il ragazzo.
3. Stabilire divieti e limiti informatici
Da una recente statistica si evince che un’elevata percentuale degli studenti delle scuole medie e delle superiori, hanno riferito di essere vittima di bullismo. Purtroppo, però, hanno fatto questa “confessione” nei social network o comunque su Internet. Prassi sbagliatissima. Invece, bisognerebbe incoraggiare la a seguire queste due linee guida:
4. Incoraggiarli a parlare
Un recente studio condotto su bambini dai 9 ai 12 anni di età, ha mostrato che più della metà degli intervistati dice o fa qualcosa per cercare di fermare il bullismo, o racconta degli episodi visti o subiti. Bisogna rassicurare il bambino e fargli comprendere che non sarà mai da solo, che potrà contare sia sui genitori che sui professori.
5. Scoraggiare lo scambio di password
Spiegare ai ragazzi l’importanza di mantenere segrete le password per accedere online, anche ad amici. Bisogna spiegare che chiunque, a conoscenza delle password altrui, potrebbe intenzionalmente o meno, divulgare la stessa a una terza persona e/o potrebbe usare le sue credenziali per fare del “male” ad altri ragazzi.
6. Essere pazienti
La vittima potrebbe aver imbarazzo o paura nel parlare di ciò che gli sta accadendo. Questo è normale, ecco perché bisogna fargli capire che si è disposti ad ascoltarlo quando si sentirà pronto, e che egli potrà aprirsi e potrà chiedere aiuto e consigli.
7. Documentarsi su internet
Per cercare conforto o conoscere meglio il bullismo, si possono ricercare su Internet consigli ed esperienze vissute e leggere il modo in cui gli altri lo hanno affrontato. Farne tesoro e, magari, utilizzare gli stessi metodi. Ci sono molti siti sui quali leggere dispense informative, schede tecniche, strumenti didattici e formativi. Qui si possono condividere le proprie esperienze con l’esperienza di altri genitori.
8. Non suggerire di ignorare il bullo
Comunemente si incoraggia la vittima del bullismo a ignorare il bullo perchè così facendo il bullo potrebbe desistere poiché non vede reazioni. Questa non sempre è la cosa più giusta da fare e non sempre ottiene come risultato la fine dei soprusi. A volte, infatti, il bullo ignorato sente un senso di potere sulla vittima e questo spesso peggiora la situazione.
9. Non suggerire di reagire
Consigliare al bambino o al ragazzo di reagire ai soprusi con la stessa moneta potrebbe sembrare una soluzione ovvia e, invece, non è così. In questo modo si invia il messaggio sbagliato, poiché si fa intendere alla vittima che il problema è tutto suo e che deve saperlo affrontare. Invece, è necessario discutere circa le eventuali soluzioni da prendere, rendendo partecipe la vittima di questa decisione.
10. Non esprimere incredulità
Anche se piace pensare che si conosce a fondo la vita dei nostri figli e anche le loro amicizie, bisogna riuscire ad essere distaccati ed essere capaci di non esprimere incredulità se ci dicono che qualcuno ha perpetrato atti di bullismo nei confronti di nostro figlio. Bisogna essere quanto più curiosi e ascoltare ciò che riferiscono.
11. Non affrontare la questione da soli
La prima reazione dei genitori, venuti a conoscenza di episodi di bullismo, potrebbe essere quella di proteggere il proprio bambino o il proprio ragazzo chiamando i genitori del bullo o confrontandosi con lo stesso da soli. In realtà, questa, non sempre è la soluzione più giusta da adottare. Non solo questo è raramente efficace, ma, per di più, potrebbe, invece, sortire l’effetto contrario, aumentando le motivazioni del suo agire nel bullo. Bisogna discuterne insieme per decidere un piano di azione, chiedendo aiuto agli organi scolastici e agli specialisti.
Tirando le somme, possiamo riassumere che per la vittima di bullismo è indispensabile sapere che non è solo e che non ha alcuna colpa per quello che sta vivendo.
Mai sminuire qualsiasi atto di bullismo o che gli somigli anche lontanamente, il ragazzo potrebbe chiudersi a riccio e non esternare le sue paure, i suoi disagi, e potrebbe sviluppare sempre più una bassa autostima che potrebbe poi sfociare in una depressione o peggio in aggressività. Ciò che invece i ragazzi devono imparare è che non c’è nulla che non va in loro: il bullismo è un comportamento sbagliato “a prescindere”.
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