Care unimamme, a volte avvengono delle tragedie a cui non vorremmo assistere mai, ma che, nel caso del dramma familiare che vi stiamo per proporre, vengono complicate ancora di più dall’intervento di una legge incomprensibile.
I Munoz, ovvero, un padre: Erick, il figlioletto Mateo e la moglie incinta Marlise fino a poco prima dell’ultima festa del Ringraziamento erano una famiglia come tante in procinto di accogliere un nuovo piccolo membro.
Purtroppo Marlise, la settimana dopo questa importante ricorrenza americana, ha avuto un’embolia polmonare, finendo in coma irreversibile, anche se continua ad essere mantenuta in vita attraverso le macchine, contro le sua stessa volontà e quelle della famiglia perché porta in grembo un feto.
Quando il marito l’ha trovata non si sentiva più né il polso né il respiro, Erick ha cercato di rianimarla inutilmente mentre nel frattempo sopraggiungeva un’ambulanza che l’ha portata al John Peter Smith Hospital di Fort Worth.
Le scosse elettriche al cuore e le medicine le hanno riportato il battito cardiaco, ma ormai il cervello era morto, Marlise non c’era più.
La donna era un paramedico, come suo marito, quindi costantemente a contatto con casi difficili e, durante una conversazione con Erick aveva chiaramente espresso il desiderio di non essere tenuta in vita in caso di morte cerebrale.
Gli anziani genitori di Marlise, seppure affranti, concordano con le disposizioni della figlia, così come il marito. Tutti vorrebbero solo che Marlise riposasse in pace.
La legge texana però non la pensa nello stesso modo.
L’ospedale infatti non può legalmente staccare la spina a questa donna, perché incinta.
Per quanto si sa anche il feto ha subito la stessa mancanza di ossigeno al cervello di Marlise e quindi i familiari di questa sfortunata giovane madre vorrebbero dire addio in modo dignitoso a entrambi e affrontarne il lutto.
I medici però non possono accontentare i loro desideri perché si sente ancora il battito del feto.
Quando la storia, dopo Natale, è diventata di pubblico dominio, si è scatenata una feroce polemica tra abortisti e anti-abortisti.
Il Texas è uno di quei 12 stati che sospende i diritti legali di una donna, se questa è incinta.
Tra gli attacchi mediatici e il personale dramma famigliare i Monoz ora stanno vivendo un vero inferno. Erick si difende dichiarando che la sostanza del dibattito sul caso di sua moglie non è essere pro life o pro choice.
E voi care unimamme cosa ne pensate di questa vicenda che sta facendo infiammare l’America?
Siete solidali con i Munoz e la loro battaglia per vedere riconosciuti i diritti di Marlise o pensate che la legge texana vada comunque sempre applicata?
Parlatene con noi se vi va.
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