Quando ho compiuto 30 anni stavo per sposarmi ed ero incinta, quindi direi che nel mio caso sì, la vita è cambiata. Però, guardandomi attorno, posso dire che io e mio marito siamo delle eccezioni; quello che veniva considerato normale, anzi pure un po’ in là con il tempo, solo dieci anni fa (ovvero sposarsi e avere almeno un figlio), oggi viene accolto con un “di già?”.
Sì, perché a volte ho l’impressione che i 30, almeno per certi aspetti della vita, siano i nuovi 20. Vuoi la precarietà, vuoi che rimani in casa di mamma e papà fino a che non hai i capelli bianchi, vuoi che il mondo è cambiato (“ah, si stava meglio una volta” dice sempre mia madre), oggi diventare trentenni significa fondamentalmente rimanere uguali a se stessi, solo con un 3 davanti allo 0.
Mancanza reale di possibilità o pigrizia mentale?
Per dire: nel giro di nostri amici che hanno tutti più o meno la nostra stessa età, solo noi abbiamo un bambino. Quando chiedi a qualcuno che magari sta insieme da anni e che magari neanche convive se ha intenzione di sposarsi, la risposta è: “No, prima dobbiamo sistemarci con il lavoro, poi si vedrà”. Ma si vedrà quando?
Ieri ho letto questo decalogo dedicato alla vita dei trentenni single e di quelli sposati e direi che effettivamente le cose vanno più o meno così: quando diventi una famiglia o sei genitore, le priorità cambiano, com’è naturale che sia. Eppure, quelli che non vivono queste situazioni, rimpiangono i bei tempi andati, quando magari ci si sbronzava fino alle 5 del mattino e si dormiva fino alle 3 del pomeriggio, svegliandosi con un mal di testa con i fiocchi. Ho tanti amici che, nonostante abbiano superato i 30, continuano a comportarsi come se fossero degli eterni adolescenti, come se la vita fosse eternamente una festa: discoteca, aperitivi, concerti. Nessuna preoccupazione sul futuro.
Per carità, non è che diventare genitori significa trasformarsi in amebe sociali: con un po’ di organizzazione si può fare tutto. Però mi stupisce che molti delle mia generazione non si pongano delle domande, non abbiano la voglia anche solo di uscire di casa, persino quando ci sono le condizioni. Avevo chiesto ad un amico come mai, con il lavoro fisso e la casa comprata, non si decidesse ad abbandonare mamma e papà e sapete che cosa mi ha detto? “Eh, ma io torno sempre tardi: è come se abitassi da solo”.
Insomma, l’adolescenza, anzi l’adolescemenza non passa mai, nonostante l’anagrafe.
E voi unimamme che cosa ne pensate?
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